E vitirineri (il veterinario) – di Fiorenzo Barzanti

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Eravamo agli inizi degli anni 60. I contadini delle colline cesenati (ma non solo) volevano molto bene agli animali e li rispettavano. Erano infatti una risorsa molto preziosa per il loro lavoro e per la loro alimentazione :i buoi , le mucche da latte , l’asino , il cavallo , il maiale , i conigli , le galline. Anche gli animali da compagnia erano amati. In realtà anch’essi svolgevano un ruolo molto utile. Il gatto infatti sterminava tutti i topolini che si trovavano nel granaio e nella cantina. Mio babbo mi diceva : non dare da mangiare al gatto cla da magnè i sorg ( che deve mangiare i topi ). Il cane faceva da guardia alla casa quando i contadini erano nei campi ed abbaiava quando arrivava un forestiero. Non esisteva il cibo per cani e gatti. Loro mangiavano gli avanzi che i contadini buttavano sotto la tavola. Voi capite perché il veterinario era un personaggio molto importante. Era rispettato ed amato da tutti i contadini anche perché l’era un dutor ( era un dottore). Il veterinario di San Tomaso , Saiano e Carpineta si chiamava Zanfini ed aveva l’ambulatorio a Cesena . Era un uomo alto e florido ( oggi si direbbe in sovrappeso). Arrivava con il suo gilerino e tutte le donne del paese dicevano ad bel oman zivel ( che bell’uomo civile cioè con la pelle liscia e non rugosa). Dava la medicina alle galline perché non prendessero e cec ( intraducibile) , curava i conigli perché non prendessero e mel de rasp ( intraducibile) . Ma soprattutto fecondava le mucche ed aiutava a nascere i vitellini ed i maialini. La fecondazione artificiale della mucca era un rito molto conosciuto e noi bambini assistevamo incuriositi. Arrivava Zanfini e prelevava dalla sua borsa una cannuccia di vetro molto lunga e sottile che conteneva il liquido seminale. La cannuccia fumava , infatti era immersa in azoto liquido per mantenere bassa la temperatura. Inseriva la cannuccia nell’organo femminile della mucca soffiando dalla parte opposta fino a che tutto il liquido era stato svuotato. Dopo alcuni mesi si verificava se la mucca la iaveva tnu ( aveva tenuto cioè era rimasta incinta). Se si il veterinario veniva pagato , se no si rifaceva di nuovo la fecondazione artificiale. La nascita del vitellino era una grande festa. Naturalmente Zanfini era presente ed aiutava la mucca a partorire e quindi tagliava il cordone ombelicale. Il vitellino veniva leccato dalla mucca fino a che non era perfettamente asciutto e nel giro di cinque minuti si metteva in piedi da solo e subito cercava la mammella per succhiare il latte. Allora il contadino invitava tutto il vicinato e si faceva festa con il sangiovese e la zambela (la ciambella) calda . La ciambella veniva cotta nella stufa a legna solo dopo la nascita del vitellino quando tutto era andato bene non prima perché poteva portare sfortuna. Quell’anno successe un fatto particolare. La nostra cagnolina di nome Lilla smise di mangiare. Tutti eravamo preoccupati perché era ormai vecchia ma era una cagnolina speciale. Pensate che quando mio babbo partiva da casa con l’asino lei capiva se andava in città oppure no. Se andava nei campi, con un balzo atletico saltava sul carretto e si metteva sull’attenti. Quando era ormai vecchia si avvicinava al carretto ed allora la prendevamo in braccio e la facevamo salire. Chiamammo il veterinario che la visitò e gli fece due iniezioni. La lilla faceva festa al veterinario perché lo aveva visto tante volte. Per due giorni sembrò migliorare ma poi morì.

Fiorenzo Barzanti ( barzanti.fiorenzo@gmail.com) riproduzione vietata

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Fiorenzo Barzanti

Ingegnere, vive a Cesena. Ha lavorato per oltre 30 anni in aziende private di livello nazionale ricoprendo diversi ruoli fra i quali: Direttore di Produzione, Direttore Commerciale, Direttore Generale. La sua vera passione è il Settore Commerciale nel quale ha sviluppato una profonda conoscenza e professionalità e per il quale svolge consulenza aziendale. Ha scritto il libro; ‘’Vendere è come farsi la barba, se non lo fai tutti i giorni diventi un barbone’’. Figlio di contadini , coltiva la passione per il dialetto romagnolo e scrive storie vere di vita contadina sulle colline romagnole di Cesena fine anni 50 – inizio anni 60. (e-mail barzanti.fiorenzo@gmail.com)