RAVENNA. «Tutelare la carta stampata»: specie nei territori locali la sua funzione è «insostituibile». E poi no ai tagli indiscriminati dei contributi all’editoria: «servono paletti ma mantenendo meccanismi di sostegno», ricordando che «la libertà di espressione è diritto sancito dalla Costituzione».
Anche il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, interviene sul dibattito circa l’incertezza del fondo per l’editoria.
Prima di Natale, la presidenza del Consiglio ha tagliato in maniera retroattiva i contributi all’editoria previsti dal relativo fondo: nel frattempo, è in corso alla commissione cultura alla Camera l’esame del progetto di legge presentato dal movimento Cinquestelle che chiede direttamente l’abolizione dei contributi pubblici all’editoria cooperativa, diocesana e no profit. Il taglio retroattivo del contributo e l’incertezza per il futuro rischiano di far scomparire numerose testate soprattutto locali, minando il pluralismo dell’informazione. Per un territorio locale, sindaco, quale valore ha la carta stampata?
«Ha un grande valore. In questi ultimi anni, il web ha rivoluzionato l’informazione, rendendola più veloce ed essenziale. Sono sempre di più le persone che cercano le notizie in rete. Trovo però che il giornale cartaceo continui a svolgere un ruolo prezioso per quanto riguarda l’approfondimento delle notizie, la possibilità di creare dibattito e confronto su temi importanti per la città: in questo la carta stampata mantiene la sua funzione insostituibile».
Da oltre 25 anni, in Romagna, quel pluralismo ha permesso di superare il monopolio dell’informazione. Lei ha vissuto quella stagione, in cui nella sua città esisteva un solo giornale: la pluralità di voci ha permesso alla società civile e alla sua Ravenna di crescere, e come?
«Sì, Ravenna ha vissuto dal punto di vista dell’informazione, diverse fasi e ora, da anni, sta vivendo una stagione particolarmente ricca su questo versante. La pluralità di voci è positiva a prescindere, perché consente di dare più voce alle diverse anime del territorio. La pluralità d’informazione ha contribuito in modo significativo alla crescita democratica della nostra comunità ed ha reso noi amministratori pubblici più attenti ai bisogni e alle istanze dei cittadini».
Per un territorio locale, crede basti il web a garantire la capillarità dell’informazione?
«La capillarità e la completezza dell’informazione vengono garantite dalla presenza di strumenti diversi».
Il taglio dei contributi rischia comunque di minare l’autonomia delle testate che vi sopravviveranno. Le mere logiche di mercato, copie e pubblicità, possono in un territorio locale garantire libertà di informazione?
«Il taglio ai contributi costituisce un pericolo per l’autonomia dei giornali, ma non sono in grado dire fino a che punto le mere logiche di mercato possano incidere sulla libertà d’informazione nel nostro territorio. La libertà di espressione è un diritto sancito dalla nostra Costituzione quindi vanno messi in campo gli strumenti per tutelarlo».
Personalmente, come crede debbano essere riformati i contributi pubblici all’editoria?
«Sono d’accordo con il mio collega Lucchi, sindaco di Cesena che individua nella riforma del 2012 una risposta utile a razionalizzare il sistema di accesso ai fondi dell’editoria, ponendo alcuni paletti ma nello stesso tempo mantenendo un meccanismo di sostegno, in modo da garantire il pluralismo dell’informazione. Confido che la discussione in corso in commissione cultura alla Camera non si areni su assurde rigidità che metterebbero a rischio un valore, quello della libertà dell’informazione, a cui crediamo profondamente».
Patrizia Cupo
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