Fitoussi in Romagna: «L’austerità non fa ripartire l’Europa»

Lo scorso 2 febbraio davanti ad una attenta platea, composta anche da numerose cooperative di Legacoop Romagna, l’economista Jean Paul Fitoussi ha tenuto una lectio magistralis al Teatro Diego Fabbri di Forlì, all’interno della programmazione della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì “Experience Colloquia”.
Tante e trasversali le riflessioni, fra cui il tema dell’Europa, della crisi in atto e il ruolo strategico che la cooperazione può ricoprire nell’attuale scenario.

La vicepresidente della Fondazione Monica Fantini e Jean Paul Fitoussi

La vicepresidente della Fondazione Monica Fantini e Jean Paul Fitoussi

Professore, nel 2008 l’allora presidente della Repubblica Francese, Nicholas Sarkozy insoddisfatto dello stato attuale dei dati statistici riguardanti l’economia e la società, ha istituito la commissione “sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale” coinvolgendo lei, Joseph Stiglitz e Amartya Sen. Qual era l’obiettivo?

L’obiettivo della Commissione fu quello di individuare i limiti del PIL come indicatore della performance economica e del progresso sociale, compresi i problemi della sua misurazione.
Abbiamo poi considerato quali ulteriori informazioni possono essere richieste per la produzione di più indicatori di progresso sociale; di valutare la fattibilità di strumenti di misura alternativi e di studiare come presentare le informazioni statistiche in modo adeguato.

Lei è ormai di casa nel nostro Paese. Cosa pensa della situazione attuale italiana?

L’Italia è un Paese bellissimo, che ha tante risorse, ma che non le utilizza fino in fondo, e questo avviene anche perché i governanti del Paese non hanno veri e reali poteri, possono essere considerati come governatori di Provincia che non hanno gli strumenti per risolvere i problemi di natura economico e sociale del Paese.
Non potendo avere poteri decisionali in merito alla politica monetaria e fiscale, non hanno molta influenza nelle strategie per far uscire l’Italia dalla crisi.

Economista Jean-Paul Fitoussi al Teatro Fabbri10 02-02-15

Fantini, Fitoussi e il presidente della Fondazione, Roberto Pinza

 

Nello scenario attuale, provvedimenti come il “Jobs Act” rappresentano una valida leva per il rilancio del Paese?

Il “Jobs Act” è una bella legge, un buon punto di partenza, però forse sarebbe più indicato introdurlo e svilupparlo in momenti di crescita economica, non in questa fase di difficoltà.
Temo che adesso si corra il rischio che i rapporti di lavoro diventino più tesi e meno stabili, con tutte le conseguenze che ne possono derivare sia sul lavoro che sul piano personale.

In quale direzione potremmo andare per evitare di alimentare un sistema che stenta a funzionare correttamente?

Sicuramente non applicando politiche di austerità, le quali invece di aiutare a risparmiare e quindi crescere, non hanno ricadute positive sulla nostra comunità, bensì hanno come conseguenza la distruzione di capitale umano e sociale.
Ne sono esempio i rapporti umani e lavorativi, che saranno sempre più caratterizzati da scarsa fiducia, ne è prova la sostenibilità ambientale – che avrà sempre minori sostegni economici necessari invece per l’ambiente . Ne è esempio, infine, la gestione della collettività, che non potrà essere basata sulla fiducia
Una buona direzione da seguire potrebbe essere quella che è in procinto di intraprendere la Grecia, alla luce delle nuove vicende legate a Tsipras.
Oggi le diseguaglianze socio-economiche aumentano assieme alla disoccupazione, di conseguenza il benessere – inevitabilmente – pare un’utopia.

Che ruolo può giocare la cooperazione oggi, quando siamo tutti più egoisti e competitivi?

La cooperazione rappresenta una risposta più che positiva per affrontare i problemi in atto, perché la sua strategia è quella della collaborazione, non si muove in maniera individualista ed egoistica, bensì a livello di comunità e collettività.
Cambiando l’approccio, cambiano anche le conseguenze: con la cooperazione si sviluppa quella fiducia, quella responsabilità e quel mutuo aiuto che sempre più sono importanti ma che sempre meno si trovano.
Ritornando al rapporto-dossier di misurazione del cosiddetto BIL – benessere interno lordo, emerge chiaramente quanto il benessere sia importante e legato alla crescita economica.
Legacoop organizza dal 2010 La Settimana del Buon Vivere, una manifestazione che affronta in modo eterogeneo tematiche strettamente legate al benessere, alla coesione e al bene comune.

Cosa rappresenta per lei il Buon Vivere?
Ritengo che esistano dei valori senza i quali non si possa pensare al benessere e ad una vita all’insegna del buon vivere.
Questi, molto brevemente, sono: educazione, occupazione stabile, non precaria, sicurezza fisica, ma soprattutto economica,  solidarietà, sostenibilità ambientale. Sono questi i fattori i portanti che determinano obiettivamente il benessere.

a cura di Nicole Triboli, intervista dal n.2/2015 della Romagna Cooperativa

 

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