Prende corpo la nuova Cesena. Quella che cominciò ad essere pensata alla fine degli anni Settanta e il cui disegno è stato portato avanti con perseveranza dai vari sindaci che si sono succeduti. La città si svilupperà oltre la via Emilia, sul lato mare, sfruttando aree dismesse: ex Zuccherificio e ex Mercato ortofrutticolo. Però verrà creato un sistema che si allargherà alla zona Ippodromo attraverso il parco previsto sulla galleria della secante.
Tutto partì con la realizzazione, a step, del parco Ippodromo, area verde di inestimabile valore che però i cesenati ancora non utilizzano come meriterebbe. Poi c’è stata la riqualificazione dell’ex Zuccherificio. Quindi è stata presa la decisione di legare le due aree con un parco da realizzare sopra la galleria della secante. Intanto veniva avanti il progetto di riqualificazione dell’ex mercato ortofrutticolo che prevede un cementificazione rispettosa del verde e che, quindi, sarà in linea con l’ambiente che si sta realizzando.
L’altro tassello è stata la riqualificazione della zona della stazione ferroviaria. Previsto un quartiere residenziale nella zona dei magazzini della frutta, inserito un parcheggio interrato e la concentrazione degli istituti scolastici superiori. Il primo passo fu l’investimento (nove miliardi di lire) fatto dalla Provincia, quello definitivo avverrà quando sarà terminato il campus universitario (area ex Zuccherificio) e le aule di Psicologia andranno ad una scuola superiore. A quel punto tutti gli istituti saranno concentrati nella stessa zona e il problema scuole sarà definitivamente archiviato.
Il piano poi proseguirà con l’urbanizzazione dell’ex mercato ortofrutticolo, e zone limitrofe, che darà risposte abitative per moltissimi anni, anche in considerazione del fatto che non si parla più di aumento della popolazione, anzi, si va nella direzione opposta.
Quindi tutti questi elementi dovranno essere tenuti in considerazione dal piano strutturale in fase di preparazione. Una previsione edilizia che potrà essere a consumo zero del territorio. Un passaggio necessario se si vorrà anche evitare di andare contro un ulteriore dissesto del territorio che, per ogni intervento (ormai anche minimo), ha bisogno di adeguamento delle opere di regimentazione delle acque.
Ci sono però due aspetti da tenere in considerazione: stadio e ospedale. Bisogna decidere se lasciarli dove sono oppure spostarli. Un trasferimento non dovrebbe essere immediato, ma avvenire fra parecchi anni. È però necessario che la programmazione urbanistica decida adesso cosa fare.
In passato mi ero iscritto al partito di chi sosteneva che i due spostamenti erano necessari. Adesso non sono più così convinto. La creazione di area vasta della sanità e il progressivo sviluppo della rete ospedaliera romagnola toglierà pressione sul Bufalini e quindi il cambio di sede dell’ospedale potrebbe non essere più necessario. Idem per lo stadio. Però un trasferimento del Manuzzi potrebbe essere preso in considerazione, spostandolo in una zona lungo la E45. Il tutto a patto che sia fatto in project financing, che l’aspetto ambientale sia prioritario e che l’attuale area non diventi un cementificio, ma sia trasformata in parco urbano del quale, in quella zona, se ne sente la necessità.
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