Giovanni Pellegrino Dandi nacque a Forlì il 16 luglio 1664. Era ancora adolescente quando il padre Giuseppe iniziò l’attività di tipografo determinando in questo modo il lavoro dei figli una volta divenuti adulti, il già citato Pellegrino e un altro maschio di nome Felice. Fu sicuramente il primo ad assumere un ruolo rilevante, nonché inquietante, nel giornalismo letterario romagnolo fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. Una storia che vale la pena ricordare per i caratteri di assoluta attualità che ritroviamo nei cosiddetti giornali scandalistici, ma che troppo spesso caratterizza una fetta dell’editoria estera e sempre più quella italiana. I due fratelli Dandi dopo essere subentrati alla guida della tipografia paterna la trasferirono dapprima a Rimini, poi a Ravenna ed infine fecero ritorno a Forlì nel 1689. La stamperia assunse per un certo periodo il nome di “stamperia dei Fasti Eruditi” in ossequio al millantato ed esibito prestigio culturale delle iniziative di Pellegrino. Gran parte della produzione della tipografia Dandi fu legata all’attualità e alla promozione della stampa di fogli periodici. L’iniziativa più importante dei fratelli fu il “Gran giornale de’ letterati” che iniziò le pubblicazioni nel 1701. Per redigerlo Pellegrino si appropriò di recensioni apparse qualche anno prima su altri giornali eruditi adattandole a libri inesistenti di cui inventò autore e titolo. Il giornale lo scriveva quasi tutto da solo, nonostante le molte firme poste al termine degli articoli che si rivelarono essere tutte fittizie. Così pure erano tutte false le corrispondenze dall’estero che furbescamente venivano attribuite a nomi stranieri di scrittori inesistenti. Come ha riportato Paolo Cortesi nel volume “I misteri di Forlì”, il Ponte Vecchio Editore, Cesena 2013: “False erano anche molte notizie che Pellegrino pubblicava, convinto che la quantità delle copie vendute fosse direttamente proporzionale allo sbalordimento di chi leggeva il periodico. In questo, si deve riconoscere che è stato di una modernità inquietante, praticamente un pioniere. Un paio di esempi: scrisse il Dandi che un medico aveva scoperto un uomo nelle cui vene scorreva latte e non sangue; una volta il tizio si tagliò una mano, dalla ferita sgorgò latte che subito divenne formaggio. Ancora: nel deserto del Sinai, in luglio e agosto, piove manna dal cielo; la gente, quando vuole pranzare, si stende a terra e resta a bocca spalancata”.
Il “gioco” andò avanti per quattro anni, poi fu smascherato. Ma Pellegrino non si arrese, e alla fine del 1709, adottando le stesse metodologie precedenti, diede vita a tre pubblicazioni: un giornale letterario “Fausti eruditi della Biblioteca volante”, una gazzetta “Effemeridi del mondo novellistico” e una sorte di antologia “Sceltissima raccolta delle poesie più celebri de’ primi letterati d’Italia”. Nel 1711 fu pubblicamente sbugiardato e screditato nuovamente. Ma uno che ha “tanta imprudente fantasia, come scrive sempre Cortesi, non si arrende per così poco. Nel 1712, sempre insieme al fratello, iniziò la pubblicazione delle “Efferidi astrologiche”: se c’è un argomento, pensarono i Dandi, che attira la gente è proprio l’astrologia”. E come dar loro torto, visto che ancora oggi colossali quotidiani nazionali e tutte le TV, comprese le reti nazionali, quelle per cui paghiamo il canone, pubblicano e propongono regolarmente le stupidaggini degli oroscopi dove regolarmente si trova un lavoro fisso e il fidanzato o la fidanzata.
Le ultime notizie su Pellegrino risalgono al 1728, anno in cui pare fosse ancora coinvolto in alcune pubblicazioni. Ecco, la nostra democrazia, il nostro paese non hanno bisogno di un’editoria simile a quella proposta dai Dandi, anche se Giovanni Pellegrino si è “meritato” l’intitolazione di una via cittadina poco oltre lo stadio “Tullo Morgagni”, in questo caso un giornalista che ha lasciato un segno in positivo, se non altro promuovendo, insieme ad altri, nel 1913 il Giro d’Italia, che continua a essere la gara ciclistica più importante insieme al Tour de France. Sempre più invece c’è bisogno di ritornare a fare inchieste sui problemi più importanti della nostra società e delle nostre comunità. C’è la necessità di far conoscere il nostro territorio, in primo luogo ai romagnoli, per promuoverlo come meta turistica, in considerazione delle eccellenze che lo caratterizzano. Per fare questo sono fondamentali i giornali e i mezzi di informazione che hanno un radicamento locale che inevitabilmente vanno sostenuti, perché altrimenti si amplia la libertà di chi propone un giornalismo sciocco e servile e si riduce inesorabilmente l’informazione diretta al cittadino che ha bisogno di conoscere, di capire, di farsi un’idea; aspetti questi fondamentali per la vita di cittadini consapevoli e non succubi del potere.
Gabriele Zelli
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