Non è raro nel movimento cooperativo e non solo, trovare aziende che fatturano decine, a volte centinaia di milioni di euro, e non hanno nessuna struttura interna a presidiare la funzione comunicazione. Non dico un professionista delle relazioni pubbliche, un addetto alle relazioni esterne o un ufficio stampa, ma nemmeno una segretaria che abbia la minima nozione di come si risponde a un giornalista che cerca informazioni per scrivere un articolo, figuriamosi come si aggiorna il sito web o come si mantengono le relazioni sui social network. Rivolgersi a una struttura esterna, in questi casi, è una soluzione intelligente: il consulente può gestire benissimo questo pezzo ormai fondamentale dell’attività aziendale se trova da parte del cliente l’adeguata disponibilità. Occorre, cioè, metterlo in grado di svolgere al meglio il proprio lavoro per ottenere risultati validi e duraturi. In primo luogo occorre stabilire insieme una strategia chiara e delle priorità di intervento, con la possibilità di accedere in tempi rapidi alle informazioni utili. Una buona comunicazione esterna si gioca quasi sempre sulla capacità di dare risposte veloci e corrette agli stimoli che vengono dall’esterno, oltre che sulla chiarezza degli obiettivi da raggiungere e sulla condivisione di un piano di lavoro.
Questo è ancora più vero all’interno delle cooperative: i soci e i dipendenti sono il primo e più importante canale che l’azienda ha per comunicare la propria responsabilità sociale. Un professionista esterno può trovare il modo per valorizzare questo asset.
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