Si avvicina a grandi passi l’atto finale – a ragione definito “storico” – dell’Alleanza delle cooperative italiane. Nata nel 2011 come coordinamento dell’attività di rappresentanza, l’Aci dal primo gennaio 2017 unificherà le tre associazioni attuali, Legacoop, Confcooperative e Agci, in un’unica centrale cooperativa. In una ‘casa’ comune per tutti i cooperatori.
Un passaggio che cambierà per sempre la fisionomia della cooperazione italiana ha ovviamente bisogno di essere approfondito. Per questo l’Aci della provincia di Ravenna ne ha discusso pubblicamente il 16 settembre, in una tavola rotonda intitolata ‘ACI, la nuova casa dei cooperatori’, ospitata nello stand alla Fiera della Bassa Romagna. A rispondere alle domande del direttore di SettesereQui Manuel Poletti c’erano i presidenti regionali di Legacoop e Confcooperative, Giovanni Monti e Francesco Milza, e il presidente dell’Agci di Ravenna e Ferrara Alessandro Brunelli.
«Siamo vicini – ha commentato Giovanni Monti – a un’unificazione che non è solo politica ma anche organizzativa: stiamo costruendo la più grande realtà della rappresentanza di imprese in Italia. Dal punto di vista politico l’Aci è una realtà operativa: abbiamo già costruito proposte unitarie e messo in campo azioni che riguardano le esigenze fondamentali del nostro Paese. E organizzato tavoli progettuali che coinvolgono cooperative di più territori e più settori».
Il numero uno di Confcooperative Emilia-Romagna ha dato sostanza agli argomenti del “collega” di Legacoop, puntando sull’esigenza di rafforzare il modello organizzativo per affrontare meglio la crisi che ancora sta mettendo in difficoltà imprese e società.
«Non è stato colpito solo il nostro modello economico, ma anche il sistema di rappresentanza. E l’Alleanza delle cooperative italiane è la risposta giusta che le nostre associate ci stanno chiedendo per superare il problema. Il punto di partenza è un elemento legato agli importanti cambiamenti di questa epoca: la consapevolezza che si deve “costruire insieme” perché gli steccati del passato sono superati e possiamo davvero vivere in una casa comune».
Gli aspetti “tecnici” dell’unificazione sono quelli su cui ha puntato Alessandro Brunelli commentando lo stato delle cose del processo di unificazione.
«È ovvio che vi siano abitudini e modi di pensare diversi, che in questa fase debbono confrontarsi per trovare una sintesi. Ricordo che il primo passaggio portato a termine, grazie ai gruppi di lavoro, è stato smussare i problemi tra le diverse ‘anime’. Un impegno che ha dato risultati importanti, tenuto conto che il cronoprogramma sta per essere rispettato, visto che siamo già in grado di discutere la bozza dello statuto». (P.P.)
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