Il leader dei Cinque Stelle ha detto: al referendum votate con la pancia non con la testa. Sono parole non solo che si commentano da sole e che mi portano ogni giorno più lontano dalla politica attuale. È chiaro, la strategia di Grillo è ben definita: vuole utilizzare il l referendum per dare una spallata a Renzi. Ma è una scorciatoia che non mi piace.
Facciamo chiarezza. Sono riformista convinto, ma soprattutto Keynesiano. A proposito, le teorie economiche che hanno reso celebre John Maynard Keynes sono le stesse che ha applicato Camillo Benso conte di Cavour al regno del Piemonte, facendogli fare un progresso che nessuno prevedeva.
Ma torniamo a me. In linea con le mie idee ho sempre votato centrosinistra e, credo, che continuerò a dare la mia preferenza al Pd anche se sono distante da Renzi. Al referendum voterò sì un po’ turandomi il naso perché, non lo nascondo, ho un po’ di paura.
Mi convince l’abolizione del Cnel, la revisione del titolo quinto della Costituzione (che pasticcio fece il centro sinistra) e l’abolizione delle province. Mi convince meno la riforma del Senato. Ma, soprattutto, mi fa paura il combinato disposto nuovo Parlamento /legge elettorale. Però c’è un impegno a cambiarla, quindi giochiamo a fidarci. A me l’Italicum proprio non è mai piaciuto. Lo ritengo un presidenzialismo molto più spinto rispetto a quello francese. È più vicino a quello del mondo latino americano, al peronismo. Non è forse un caso che è la legge elettorale che sponsorizzava Gianfranco Fini. Nel 1995, l’allora leader di Alleanza Nazionale, presidenzialista convinto, aveva iniziato una campagna per eleggere il sindaco d’Italia. Il suo obiettivo era applicare a livello nazionale la legge elettorale in vigore nei Comuni e nelle Province.
Ebbene, io e Fini politicamente siamo ai poli opposti. Quindi è difficile che qualcosa che andava bene a lui potesse essere di mio gradimento.
Non per partito preso, ma perché io e il presidenzialismo (ovvero l’uomo forte) finiano siamo distanti anni luce. E adesso ci viene proposta una edizione ancora più spinta. Nell’Italicum c’è un premio di maggioranza alto e non ci sono le preferenze. Se non ci fosse l’impegno a modificarlo non so se avrei votato Sì. Forse non sarei andato a votare. Di sicuro avrei fatto una lunga riflessione. La stessa che ho fatto prima di decidere per il Sì.
Per il resto la contesa fra Si e No non mi entusiasma per niente. Non mi sono appassionato fin dall’inizio e, con il passare dei giorni, mi attira sempre meno. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le parole di Grillo.
Dire no è legittimo. Ma dopo aver valutato bene. Non si può chiedere alle persone di non affrontare i problemi. A proposito, vorrei sapere da Grillo cosa risponderà a quelle persone che continueranno a lamentarsi per le inefficienze che su scuole e strade si stanno vivendo in questo periodo a causa di una provincia depotenziatissima. Se vincerà il No resterà così per anni. Allora, se qualcuno spinge a votare No, deve anche darmi una soluzione a quello che non sarà un problema di lana caprina. Anzi, sono temi con i quali si confrontano tutti i giorni quelle persone alle quali è stato chiesto di votare con la pancia.
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