Politiche culturali e conti pubblici

Condivido una politica di area vasta dove però non c'è nessun asso pigliatutto. Preoccupa la situazione della Rocca

No, questa volta non ce la faccio proprio ad occuparmi dei tormenti che lacerano il centro sinistra, ma non solo. Non è che il centrodestra stia molto meglio. E, comunque, se avessi trattato di quegli aspetti della politica per me la notizia sarebbe stata un’altra che, mi sono meravigliato, non è stata trattata da nessuno. Da un sondaggio condotto da Demos emerge che Gentiloni non solo è il leader più votato in Italia, ma è in leggera crescita come consensi e stacca Renzi di tredici punti. Inoltre lo stacca di sette punti (84 a 77) anche fra i soli elettori del Pd. Adesso si dirà che i sondaggi valgono poco. Vero. Ma io se fossi in Renzi, e in tutti i renzini che ci sono in giro per l’Italia, qualche domanda me la porrei.

Ma oggi vorrei parlare di manifestazioni culturali. Premetto che non sono un uomo di cultura. Non ho neppure una formazione liceale e per questo c’è chi mi considera un ignorante. Però il tema mi interessa perché ritengo che le iniziative culturali possano essere anche un importante veicolo per valorizzare la città.

 

Premetto che non mi stanno entusiasmando le polemiche che ruotano attorno a CliCiak. L’iniziativa (molto di nicchia) è originale, ma non mi pare sia un particolare valore aggiunto per la città. Questo non significa che non debba continuare ad esistere. Ma la polemica si allarga al Centro Cinema e alla collaborazione con Bologna. Per quanto mi riguarda non ci vedo niente di male. So già che sarò lapidato. Ma io (pur essendo molto campanilista) ho sempre caldeggiato  una politica di area vasta o del sistema Romagnano​ (per usare il termine coniato da Giordano Conti). Ma non posso farlo a giorni alterni. Per quello valuto giuste le collaborazioni come sono legittime le modifiche. Bisogna innovare nella continuità. Poi non tutti i matrimoni sono definitivi e se le cose non vanno ci si lascia.

Ma uscire dal proprio confine è giusto. Così come lo era stato entrare in Ert con il Bonci. Il discorso, per quanto mi riguarda, è lo stesso che è stato fatto per lo spostamento di Macfrut a Rimini. Scusate se ho unito il “sacro” al “profano” e se non condividete il paragone sparatemi al petto. Tutto però deve partire da un presupposto: nulla è eterno e dobbiamo essere pronti a tornare sui nostri passi soprattutto se emerge una volontà egemonica da parte di qualcuno.

Invece sono un po’ più preoccupato per come è finita “Acieloaperto”, la manifestazione che si teneva alla Rocca e che ha dovuto traslocare a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli. Il mio malessere va oltre il trasferimento della singola rassegna. Temo che possa essere quasi una​ pietra tombale sul rilancio della Rocca perché, è chiaro, l’amministrazione comunale, a questo punto, ha creato un precedente e non potrà più tornare indietro. E, temo, con tutti questi vincoli si sta frenando quel rilancio che c’era stato negli ultimi anni. Mentre sul futuro della Rocca servirebbe chiarezza. E condivido appieno Possibile quando sostiene che per la Rocca e  il suo meraviglioso parco serve un progetto di valorizzazione e rilancio  e segnala che è ancora da pubblicare il nuovo bando per la gestione della Rocca. Ma lamenta che poco ci si interessa dello Sferisterio e ancor meno del Parco della Rimembranza.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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