Luigi Di Placido (Liberaldemocratici) interviene sulla gestione dei servizi di sala
Luigi Di Placido (Liberaldemocratici) torna su ad interessarsi del Bonci. Nel caso specifico approfondisce il tema della gestione legata ai servizi di sala. Questo il suo intervento.
È destino che il nostro Teatro a Bonci non debba avere pace.
L’ultima vicenda è legata ai servizi di sala e amministrativi, pulizia dei locali, gestione del botteghino e del bar, assistenza tecnica agli spettacoli.
Dopo trent’anni la Cooperativa Arcobaleno lascia perché una piccola cooperativa fatica a sopravvivere, e va ringraziata per il suo operato.
Pare che tutti fossero informati da tempo di queste difficoltà da almeno un anno, ma che nessuno si sia mosso con la dovuta decisione.
Fatto sta che, a pochi mesi dalla nuova stagione teatrale, ancora non si sa chi e a quali condizioni gestirà quei servizi (senza i quali il teatro non va avanti, a prescindere dalla qualità del cartellone).
La trentennale esperienza della cooperativa sarebbe stata molto utile come affiancamento alla nuova gestione, ma temiamo che non ce ne siano più le condizioni, visto come ci si è ridotti all’ultimo: speriamo che questo non incida negativamente sul futuro prossimo del nostro teatro.
In questa vicenda colpisce la sottovalutazione del problema, così come colpisce la totale mancanza di sintonia tra ERT e Amministrazione Comunale: ERT, su suggerimento della cooperativa uscente, aveva già trovato un nuovo interlocutore più strutturato, che avrebbe garantito i lavoratori; l’Amministrazione Comunale, dopo che il problema era nota da un anno, a meno di un mese dalla fine del contratto della gestione attuale ha invece voluto procedere con un bando.
Che ci fosse un problema da risolvere, doveva essere certamente noto al Comune di Cesena, visto che oltretutto ha un suo rappresentante all’interno del cda di ERT; quello che rimane meno chiaro è l’intervento tardivo, oltretutto intromettendosi in rapporti sempre ed esclusivamente curati da ERT (che prende un milione di euro l’anno dal Comune di Cesena anche per fare queste cose, purtroppo per noi).
Il bando può essere una scelta giusta, sempre che non abbia un nome e un cognome.
Ci risulta che il bando sia stato diviso in due parti: una per l’assistenza tecnica, e una per tutti gli altri servizi.
Oltretutto per un solo anno.
Ci sfugge la logica di queste scelte, che comportano costi più alti.
Se fosse per evitare procedure di gara impegnative, ci chiediamo: può un Ente riconosciuto a livello nazionale permettersi decisioni del genere?
Non sarebbe stato forse più opportuno partire con il dovuto anticipo e garantire il massimo coinvolgimento e la massima trasparenza?
Se, invece, fosse per tagliare vestiti su misura, ne abbiamo già avuto abbastanza con le determine ad personam dello scorso inverno.
E ne hanno avuto abbastanza anche i cesenati.
Seguiremo con attenzione la vicenda, che ci conferma quel sapore di amaro in bocca che si prova ultimamente tutte le volte che si parla di cultura.
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