L'idea è di disegnare il nuovo federalismo coinvolgendo sindacati e associazioni per decidere come concretizzarlo e poi trattare subito col governo. Obiettivo: creare un sistema con garanzie avanzate
Sul federalismo Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, si schiera col presidente della Regione. Questo l’intervento di Lucchi.
Qualche settimana fa Stefano Bonaccini, Presidente della Regione, ha deciso di avviare un confronto con il Governo per garantire spazi di maggiore autonomia nella spesa pubblica all’Emilia-Romagna.
La sua scelta riporta decisamente in campo quel federalismo troppo precipitosamente abbandonato, dopo gli innamoramenti di fine secolo e prova a garantire maggior forza alle tre Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) che oggi sono a tutti gli effetti la locomotiva della ripresa economica italiana. Lo confermano i dati ISTAT che per l’Emilia-Romagna – a partire dai 46mila nuovi occupati nei primi sei mesi dell’anno e dalla certezza che il nostro export batta quello di ogni altra Regione italiana – ci identificano come il territorio che può sperare di essersi messo alle spalle la parte peggiore di questa infinita crisi economica e sociale.
Ed allora, se vogliamo accentuare ancor di più questo ruolo di locomotiva evidente – non naturalmente in una logica di chiusura territoriale, ma piuttosto con la volontà di costruire quegli esempi di positività dei quali il Paese ha assoluta necessità -, serve che l’Emilia-Romagna possa spendere di più e sulla base di un progetto condiviso con le forze sociali ed economiche.
Ma, purtroppo, come spesso accade, l’estate è la stagione delle polemiche e quindi, immancabilmente, qualche dirigente leghista della nostra Regione e del nostro territorio in queste ore ha scelto di mettere la proposta concreta di Bonaccini in competizione con i referendum lanciati nelle Regioni Lombardia e Veneto.
Personalmente credo che sia sbagliato buttare in polemica anche una intuizione che, invece, dovrebbe unirci tutti, al di là dell’appartenenza politica e consentirci di godere di maggior autonomia, evitando il percorso referendario contrassegnato però da ostacoli ben più evidenti intrapreso, con lo stesso obiettivo finale, da Zaia e Maronio.
Bonaccini ha ragione anche sulla tempistica: dobbiamo immediatamente avviare la trattativa con il Governo, prima che l’incombente campagna elettorale inibisca le nostre aspirazioni.
Perché non basta più essere virtuosi: vogliamo accelerare e per riuscirci abbiamo la necessità di utilizzare ancor meglio le risorse prodotte dagli emiliano-romagnoli. In sintesi, meritiamo una fiducia traducibile rapidamente in forme di autonomia fiscale che ci consentano di decidere direttamente come utilizzare parte del gettito per assicurare equità, crescita economica, nuove garanzie sociali per una società sempre più debole, incattivita, in rapido invecchiamento e non solo anagrafico.
Ma il nuovo federalismo dovrà essere accompagnato da un parallelo nuovo “Patto sociale”, garantendo al Governo che la maggiore autonomia fiscale e le maggiori risorse a disposizione, siano utilizzate non sulla base della tradizionale ed ormai stantia “concertazione” nè solo a partire da un Patto per il lavoro che ha caratterizzato in positivo i primi 3 anni del governo regionale di Bonaccini, in totale sintonia con Sindacati dei lavoratori ed Associazioni d’impresa emiliano-romagnole. Per una svolta vera come questa serve di più: è necessario aggiornare il nostro modo d’essere ed individuare quella cornice di condivisione strategica che permetterebbe di tornare a tratteggiare assieme il percorso di crescita economica, accompagnato dall’obiettivo di una buona e certa occupazione e di un sistema di garanzie avanzate, capace di distinguere in positivo anche il futuro dell’Emilia-Romagna.
A Cesena siamo già partiti per andare in questa direzione e quindi la nuova scelta strategica del Presidente Bonaccini non coglie impreparata quella Romagna, che sempre più spesso sta imparando a fare sistema.
Altrochè le polemiche “da ombrellone” di alcuni……..
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