Per crescere un territorio ha bisogno di fare sistema. È quello che si sta provando a fare per salvare l'aeroporto
Non c’è dubbio che si è tornato a parlare con una certa insistenza del futuro dell’aeroporto di Forlì. Soprattutto perché è stata formata una cordata locale che potrebbe rilanciarlo.
Il gruppo è composto da imprenditori di spessore. Non del settore, ma persone non solo con il fiuto degli affari, ma gente abituata a fare dei piani industriali credibili. Se, quindi, decideranno di andare avanti significa che ci sono i margini per farlo.
Non pensavo potesse succedere. Ritenevo l’aeroporto di Forlì morto e sepolto. Per la verità non sono mai stato eccessivamente ottimista sul suo futuro. Per lo meno dal punto di vista dello scalo passeggeri. L’ho sempre visto schiacciato fra Bologna e Rimini, situazione che difficilmente gli avrebbe permesso di avere due milioni di passeggeri all’anno, quota ritenuta necessaria per la redditività. Bologna, ad esempio, ne ha circa otto milioni.
Adesso però sento parlare di scalo merci. Non so bene se si ragioni su un mix fra merci e passeggeri. Può darsi. Penso sia possibile. Una strada che, invece, ritengo difficilmente praticabile è la concorrenza spietata con Bologna e Rimini. Ipotesi che non conviene a nessuno.
Comunque, a prescindere da quello che il piano industriale prevederà, è positivo che ci sia l’interesse di una cordata di imprenditori, per di più locali. Riuscire a fare sistema non è mai facile. Del resto, solo unendo le forze si può favorire lo sviluppo di un territorio. Serve però un collant. Qualcuno in grado di creare un tavolo al quale si possano sedere le eccellenze, non solo economiche. Qualcuno a cui non si possa dire di no. Io ho l’impressione che a Forlì sia fondamentale il ruolo di Pinza.
In passato a Cesena tentativi sono stati fatti. Il primo è stato Romagna Iniziative, partita da un’idea di Dionigio Dionigi. Poi molto ha ruotato attorno alla Cassa di Risparmio. Prima lo ha fatto con Teleromagna. Con la regia di Orogel è nata una società della quale fanno parte tutte le più importanti aziende del territorio.
Poi è stata la volta di Romagna Solidale. Sembrava si fosse imboccata la strada giusta. Ma sono arrivati i problemi della Carisp e tutto si è fermato. Ora qualcosa si sta provando a fare. Soprattutto con il coinvolgimento delle associazioni di categoria. Ma si potrebbe fare molto di più, in particolare in un territorio dove c’è una buona vivacità industriale e dove ci sono aziende molto importanti a partire dai colossi Amadori, Apofruit, Orogel, Technogym e Trevi. Unendo le forze si potrebbe fare molto per la città.
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