Abbiamo un'occupazione dequalificata, da più di venti anni c'è l'sos, ma la politica non ne parla
Lo so, sono anziano. Del resto solo chi lo è passa parte del sabato pomeriggio a seguire una conferenza sulla prima guerra mondiale. Comunque non rinnego la mia scelta. È stato un incontro molto interessante. Molto buona la relazione di Guido Pedrelli che ha dato una chiave di lettura molto interessante di una una fase storica importante per il nostro paese, ma non solo. Approfondimento che sarebbe necessario anche nelle scuole dove la storia è insegnata troppo a volo d’uccello.
Seguire la conferenza mi ha permesso anche di cercare di capire come è la situazione del centro. Cosa che faccio sempre meno essendo rintanato nel mio buen retiro. Devo dire che non mi è sembrata catastrofica. Poco dopo le 17 parcheggi liberi c’erano in viale Mazzoni (pochi) e all’ Osservanza (molti). Poi ho cercato un posto non a pagamento e l’ho trovato di fronte alla scuola media Malatesta Novello. Quindi in pochi minuti sono arrivato alla Cassa di Risparmio (via Tiberti).
Passeggiata oltretutto gradevole, che, sia all’andata che al ritorno, mi ha permesso di vedere come era la frequentazione in quella parte di città. Devo dire che la zona mi è sembrata piuttosto frequentata. Così come i locali. Per carità, tutto è perfettibile e migliorabile, però, stando a quello che ho visto sabato pomeriggio, non mi sembrano del tutto giustificate le polemiche che ruotano attorno al centro. E, comunque, i problemi di Cesena sono altri. Almeno a mio avviso. O quasi l’impressione che ci preoccupiamo della pagliuzza e non vediamo la trave.
Mi riferisco agli ultimi dati sull’occupazione elaborati dall’ufficio studi della Camera di commercio. Per certi versi sono impietosi: la richiesta di laureati riguarda il sette per cento ed i profili skills (dirigenti, specialisti e tecnici) sono il dodici per cento contro il venti della media nazionale. Insomma, abbiamo un’occupazione dequalificata.
Purtroppo non è un problema attuale, ma che si protrae negli anni. Il tutto perché siamo un territorio poco tecnologico. Ernst & Young a “Fattore R” ha presentato uno studio interessante, ma ha detto quello che a molti era noto. Già Edoardo Preger, quando era sindaco, sottolineava la necessità di alzare la qualità del nostro livello di economia. In seguito poi, ad esempio, Alberto Zambianchi, da direttore di Confindustria prima e presidente della Camera di commercio poi, ha detto che il nostro livello produttivo aveva un basso indice di high tech.
Situazione che poi sistematicamente sottolineata ogni anno nel rapporto sull’economia. Gli stessi dove, fra l’altro, più di una volta è stato denunciato (prima della grande crisi) il rischio di infiltrazioni della malavita organizzata.
Sono passati più di venti anni e quattro campagne elettorali. Ma di questi argomenti non si è mai parlato. Mentre in una tornata uno dei temi più dibattuti è stato il senso unico in via Plauto. Prima o poi però l’elettroencefalogramma non sarà più piatto e qualcuno capirà che sulla qualità della nostra occupazione si gioca il futuro del territorio. Succederà nella prossima tornata elettorale?
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