Che futuro per il Pd?

Molto è legato all'esito del voto. Poi, però, deve evitare le polpette avvelenate

Cosa succederà a sinistra dopo le elezioni? È questa la domanda delle cento pistole. Non che negli altri schieramenti non si debbano porre delle domande. In particolare nel centrodestra dove Berlusconi non è eterno. E, anche questa tornata elettorale ha dimostrato che l’ex cavaliere non è eterno.

 

Ma, è fuori di dubbio che, in questi momento, sia incerto il futuro soprattutto nel fronte della sinistra, a partire dal Pd.

 

È chiaro che tutto è legato al risultato delle urne. Per il Pd un conto sarà perdere bene, un altro uscire con le ossa rotte. Nel primo caso Renzi avrebbe sicuramente più forza per restare alla guida. Altrimenti, siccome Matteo da Firenze ha già detto che non se  andrà, fioriranno gli scontri intestini e sarà reale il rischio balcanizzazione.

In questo momento il partitone ha invece bisogno di unità e, soprattutto, di ricollegarsi con il suo popolo. E per farlo c’è solo un modo: un po’ di sana opposizione. Per questo, a mio modo di vedere, Renzi e soci devono stare lontani da possibili alleanze. Sia che i suoni delle sirene arrivino da Berlusconi che da Di Maio. In entrambi i casi sarebbero polpette avvelenate.

 

Innanzitutto in entrambi i casi il Pd non sarebbe la forza trainante e rischierebbe un’ulteriore perdita di consensi che avrebbero un effetto devastante. Credo sia sufficiente ricordare quello che è successo con l’appoggio al governo Monti. Bersani, te lo ricordi il prezzo che il Pd dovette pagare?

 

Un abbraccio con Berlusconi poi difficilmente sarebbe capito e approvato da una base che per oltre 20 anni si è alimentata di antiberlusconismo. Altrettanto avvelenata è la polpetta offerta da Di Maio. Un appoggio a un governo 5Stelle non si capisce quali ritorni positivi possa portare al Pd. Se le cose andassero bene i meriti sarebbero soprattutto dei pentastellati. Se invece il bilancio fosse positivo i guai sarebbero equamente divisi.

In questo momento, a mio avviso, è invece  meglio sedersi sulla riva del fiume. Innanzitutto perché non l’ha ordinato il dottore di governare. In secondo luogo perché un po’ di sana opposizione aiuta. L’esperienza di Fassino segretario insegna. Infine non si deve sottovalutare un altro aspetto: in questo momento il Pd deve lavorare per ricostruire il partito e ricompattare, il più possibile, il mondo della sinistra. E questo sarà più facile (ammesso  che ci siano la volontà e la capacità) se non saranno drenate energie per appoggiare un governo nel quale il partito avrebbe un ruolo defilato.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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