Energia cooperativa

Sono in grande aumento in tutta Europa le comunità di cittadini che si mettono insieme per produrre, consumare e vendere energia prodotta da fonti rinnovabili.

Lo sviluppo delle cooperative può passare dall’energia. Sono in grande aumento in tutta Europa le comunità di cittadini che si mettono insieme per produrre, consumare e vendere energia prodotta da fonti rinnovabili. Rescoop (www.rescoop.eu), la federazione europea delle cooperative energetiche rinnovabili, ha censito circa 2 mila 400 gruppi, nati negli anni, la maggior parte dei quali, almeno 1500,  ha la forma cooperativa.

Sono esperienze che differiscono fra loro anche a causa delle diverse legislazioni nazionali, ma che sembrano già dare risultati significativi: dal risparmio nelle tariffe pagate dagli utenti allo sviluppo delle fonti rinnovabili. A questo proposito, il 2017 è stato l’anno del sorpasso: l’energia prodotta da eolico, fotovoltaico e biomasse ha superato quella proveniente dal carbone.

Ma l’obiettivo di fondo, come si legge sul sito di Rescoop, è la democrazia energetica. Passare dal modello dominato dalle grandi multiutilities, a un altro in cui si moltiplica e decentra la produzione. Il problema è che le leggi  hanno favorito gigantismo e concentrazioni (a sfavore dei cittadini), al punto che lo stesso Parlamento europeo, nel gennaio 2018, ha inserito in una normativa di settore, la necessità di riconoscere un «equo trattamento» fra i piccoli produttori e le mega aziende.

E l’Italia? Come al solito non è all’avanguardia, anche se da una decina d’anni a questa parte sono sorte diverse comunità e cooperative. In un’ampia inchiesta pubblicata sul settimanale Altreconomia, si fa riferimento alla prossima fusione fra due delle esperienze in corso, vale a dire Retenergie ed Ènostra.

Fra gli impianti colossali e le micropale eoliche da mettere sul tetto di casa propria, si tratta infatti di individuare una scala intermedia che permetta la sostenibilità finanziaria e lo sviluppo duraturo di queste imprese. In alcuni Paesi (anche in questo caso il Nord Europa fa da traino) ci stanno riuscendo. Ma non vanno mai sottovalutati i colpi di coda dell’ancien régime, che sarà sicuramente poco disponibile a perdere rendite di posizione ormai consolidate.

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