Eventi e cultura, coinvolgere i privati

Gli strumenti ci sono. Qualcosa si sta facendo, ma non è sufficiente. Gli interventi sarebbero utili anche per migliorare l'offerta turistica

Un sabato sera, quello scorso, di quelli da incorniciare. Il centro era veramente bello. Lo era perché vissuto in tutti i suoi spazi. L’altro aspetto positivo è che non si è trattato di un evento isolato. È stata la ciliegina sulla torta di una serie di iniziative. Ora ci saranno un paio di giorni di pausa e poi ci sarà il bis. Questa volta (meteo permettendo) con Cesena in fiera (scusate, ma io preferisco chiamarla sempre e solo San Giovanni).

Onestamente, però, non mi meraviglio. Era chiaro che Lucchi concentrasse una discreta potenza di fuoco in occasione dell’apertura della nuova Piazza della Libertà. E, immagino, non si fermerà qui.

In previsione futura il problema però è un altro: la continuità. Sotto questo punto di vista sono diversi i problemi. Innanzitutto date un’anima a piazza della Libertà durante il giorno. Quindi trovate le iniziative giuste. Per quanto riguarda gli eventi invece è chiaro che c’è un problema di soldi. Cesena purtroppo non ha le possibilità di Forlì dove la fondazione Carisp inietta euro (milioni) a getto continuo. Nonostante questo non è che il centro del cittadone vada molto meglio rispetto a quello di Cesena. Anzi…

Cesena – (Photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

E allora bisogna cercare di fare qualcosa, partendo dal presupposto che il gap economico con Forlì non potrà mai essere colmato. E, va da sé, che un aiuto deve arrivare dai privati. In città, per fortuna, abbiamo aziende (di tutte le dimensioni) importanti. Ne cito solo qualcuna, alla rinfusa: Amadori, Orogel, Apofruit, Technogym, Caterina Lucchi, Camac, Coop, Conad, Sorma. Ma ne ho dimenticate tante.

È vero che sono già impegnate in Romagna iniziative e Romagna Solidale. Ma potrebbero essere coinvolte in un progetto che vada oltre il centro. Ovvero di valorizzazione della città anche dal punto turistico. È chiaro che in un simile disegno avrebbe un ruolo chiave  il centro storico.

Non che a Cesena non si faccia niente. Dal  Rapporto MIBACT del 2014, su dati dell’anno precedente, risulta che se in media gli investimenti in cultura nel nostro paese risultavano del 3,1%, a Cesena rappresentavano il 4,4%, un dato più alto rispetto alla media nazionale ma sempre troppo basso.

Per coinvolgere i privati gli strumenti ci sono. A partire dall’Art bonus: misure che consentono un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico.

Oggi, sul fronte del turismo culturale a Cesena, si contano 138 mila  presenze
con 480 camere disponibili. Il 18% sono  stranieri e per l’82%. Di certo non è facile farsi strada nel settore del turismo, farsi notare per una città piccola come Cesena; occorre sicuramente trovare sinergie con altre città. Comunque serve costruire una politica che sia in grado di attirare turisti di certo medio alto. Insomma, puntare sulla qualità.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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