Analisi di Cesare Soldati e Graziano Gozi, presidente e direttore della Confesercenti
“I dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel mese di settembre – affermano il presidente della Confesercenti Cesenate Cesare Soldati ed il direttore Graziano Gozi – certificano una frenata più brusca di quanto atteso, da cui non si salva nemmeno l’online, e che per i piccoli negozi è la peggiore degli ultimi 5 anni. A soffrire di più sono le vendite di prodotti non alimentari, con una riduzione di fatturato del 3,1% mentre i beni alimentari diminuiscono dell’1,6%”. “La frenata di settembre – proseguono Soldati e Gozi – coinvolge tutte le forme distributive: la grande distribuzione (-1,2%) e persino il commercio online, con le vendite dell’e-commerce che vedono passare il progresso sull’anno dal +8,6% di agosto al ben più modesto +2,7% di settembre, quasi un terzo. Non c’è dubbio, però, che il crollo peggiore sia stato registrato dai negozi tradizionali al dettaglio, che a settembre segnano una diminuzione sull’anno del -4,3%, il peggiore dal 2013”. “I dati nazionali – aggiungono il presidente ed il direttore della Confesercenti Cesenate – fotografano perfettamente quello che andiamo dicendo da tempo sul piano locale. Il commercio al dettaglio sta vivendo un cambiamento epocale e per mantenere un presidio adeguato di negozi occorrono interventi radicali sul piano fiscale e non sono più sufficienti piccole misure di aggiustamento”.
“A pesare sui consumi – continuano Soldati e Gozi –è anche un clima di crescente incertezza, dovuto alle indeterminatezze che ancora circondano la manovra di bilancio del Governo, tuttora al centro di un confronto-scontro con le autorità europee. Una situazione che non preoccupa solo i mercati, ma anche gli operatori economici e le famiglie. Il governo dovrebbe operare per ristabilire la fiducia, e risolvere la “questione manovra” è il primo passo necessario. “Occorre riprendere un dialogo costruttivo con l’Europa – concludono gli esponenti della Confesercenti Cesenate – per poter dare, nel più breve tempo possibile, sicurezze alle imprese ed ai consumatori sui provvedimenti in arrivo. Tra sette giorni va data una risposta chiara e autorevole alla Commissione europea. Un appuntamento a cui bisogna arrivare sapendo che non possiamo più permetterci questo clima di incertezza, che rischia di diventare un macigno sui consumi interni e pregiudicare ancor più la crescita”.
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