Mussolini ha fatto anche cose buone?

Una balla colossale si aggira in Italia dal dopoguerra. Una balla che in tempi recenti ha conosciuto un nuovo impulso, grazie soprattutto ai social media. La falsa notizia, ingannatrice quant’altre mai, è la seguente: “Mussolini ha fatto anche cose buone”. A smontare cotanta diceria ci ha pensato Francesco Filippi nel libro – uscito quest’anno in marzo e da tempo nelle prime posizioni delle vendite con diverse edizioni realizzate – Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo (Bollati Boringhieri, pp. 131, Euro 12). Un libro che sarà presentato, con l’intervento dell’autore, il 6 giugno prossimo, prima a Forlì alle 17 nella sala Dioniso di palazzo Saffi (via Albicini 25), poi a Cesena alle 20.45 nel palazzo Nadiani (via Dandini 5).

Filippi adotta un implacabile taglio analitico; e sceglie e documenta, a una a una, tutte le falsità che circolano su Mussolini e il suo regime, a partire da una di quelle più accreditate: il fascismo ha introdotto le pensioni. Nulla di più falso. Furono, come dimostra incontrovertibilmente Filippi, i governi liberali precedenti a farlo. Ma l’elenco continua. Così, senza riassumere tutto il pregevole volume, basti qui ricordare che anche la “bonifica integrale”, una delle grandi vittorie presunte di Mussolini, che si intestò persino la legge ad essa dedicata (1928), e che fu pompata dai media del regime (il cinema, che era il più potente, in testa), fu praticamente un bluff. Un fallimento. Infatti l’obiettivo fissato era di recuperare otto milioni di ettari. Dopo dieci anni il fascismo dichiara vinta la battaglia contro le paludi avendo recuperato quattro milioni di ettari. Che, puntualizza Filippi, era la metà esatta dell’obiettivo iniziale. Ma non basta. In realtà dei vantati quattro milioni, uno e mezzo era frutto di bonifiche dei governi precedenti, e due risultavano lavori in corso. Insomma: l’obiettivo fu mancato di sette milioni e mezzo di ettari.

“Si tratta – ha detto Gianfranco Miro Gori presidente dell’Anpi della provincia di Forlì Cesena – di un libro assai utile. Anzi necessario. Perché uno dei compiti non solo degli studiosi ma anche dell’Anpi e della comunità nazionale, è quello di cercare la verità storica. Che purtroppo risulta spesso tradita da ‘bufale’ per di più amplificate dai social media”.

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