Dopo le dieci domande che la lista civica aveva posto ai due candidati
Ballottaggio, Cesena Siamo Noi: “Cosa pensano i candidati sindaci delle nostre priorità?” Questo il quesito posto dalla lista civica. La risposta di Enzo Lattuca.
Quali strumenti di partecipazione intendete mettere in atto? Condividete la necessità della presenza di un Urban Center a Cesena dove poter sviluppare e discutere pubblicamente i temi cittadini e della trasformazione urbana? Cosa intendete fare per dare un ruolo centrale e attivo alle tante associazioni e realtà culturali presenti nel territorio e renderle participi alla progettazione culturale?
Occorre distinguere l’approccio relativo a metodologie, strumenti e strutture (anche fisiche) per garantire una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni dell’amministrazione comunale.
Innanzitutto crediamo fermamente che, anche all’interno dell’ambito comunale, debba valere il principio costituzionale secondo cui le funzioni amministrative devono essere attribuite agli enti più prossimi ai cittadini. Da qui deriva la scelta di tornare a consigli di quartiere caratterizzati dall’elezione diretta da parte dei cittadini. Tali consigli di quartiere dovranno essere investiti di funzioni centrali nella definizione delle priorità e dei piani di intervento, anche attraverso un collegamento costante e rafforzato con l’Amministrazione comunale.
La revisione della struttura amministrativa però non basta. Occorre investire risorse nel riconoscimento delle “energie sociali” presenti nei quartieri (associazioni e comitati assai diffusi sul territorio), attraverso il supporto alla loro emersione ed il sostegno al loro consolidamento.
Crediamo poi fortemente nell’utilizzo della metodologia della progettazione partecipata da parte della comunità, strumento ormai ineludibile per la produzione di percorsi di innovazione sociale, culturale ed urbanistica.
Abbandonando eccessi di dirigismo e centralismo del passato sarà essenziale, per la Cesena di domani, la collaborazione dei vari attori di una comunità (cittadini, associazioni, comitati, amministratori e tecnici), attraverso spazi e momenti di elaborazione, nell’ideazione o nella realizzazione di ogni progetto con ricadute sul tessuto urbanistico, culturale, sociale od economico.
In questo ambito pensiamo ad un “Urban Center” non fisico ma “culturale”, intendendo cioè lo spazio di condivisione con gli attori della comunità come costante modus operandi dell’Amministrazione comunale nei settori della cultura, del welfare e dell’urbanistica.
Sul patrimonio edilizio scolastico, quale sarà concretamente la pianificazione temporale della riqualificazione delle scuole esistenti, incluso l’adeguamento sismico?
Intendiamo proseguire nell’impegno di miglioramento sismico e di efficientamento energetico di cui sono state oggetto le nostre scuole negli ultimi 10 anni, con un investimento totale di oltre 16 milioni di euro (serviti a finanziare: l’ampliamento della scuola elementare di Pievesestina; la riduzione del rischio sismico delle scuole primaria ed elementare di Borello; la riqualificazione energetica della scuola media “Plauto”; il miglioramento sismico della scuola primaria “Fiorita” e della scuola dell’infanzia di San Mauro; la ristrutturazione e miglioramento sismico della scuola primaria di Martorano; la realizzazione della nuova scuola materna di Martorano; la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico della scuola elementare “Munari” di S.Egidio; la manutenzione straordinaria e l’ampliamento della scuola media Ippodromo; la nuova scuola materna di Bora; l’ampliamento della scuola materna di San Vittore; la riqualificazione energetica delle centrali termiche nelle scuole).
Pensando al futuro delle giovani generazioni, al fine di migliorare la qualità dell’aria di questa città e contrastare i cambiamenti climatici, pensate fin da subito di realizzare interventi massivi di nuova piantumazione di alberi, come da noi proposto con la forestazione urbana?
Pensiamo e proponiamo di attuare una vera e propria svolta verde per Cesena: un piano che faccia della conversione ecologica driver di sviluppo della città.
Attenzione all’acqua:
- occorre garantire un controllo efficace sugli enti coinvolti nella gestione dell’intero ciclo dell’acqua, bene pubblico per eccellenza;
- incentivare l’uso di acqua del rubinetto e delle Case dell’Acqua, da portare in ogni quartiere;
- aumentare gli investimenti per la sostituzione della rete e per il risanamento del Cesuola;
- provvedere all’elaborazione di una programmazione comunale per la regimazione idraulica, manutenzione dei corsi d’acqua, realizzazione di canali scolmatori, casse di laminazione delle piene (Case Finali, territorio altamente critico in caso di esondazione del Rio Marano);
- recuperare e migliorare i sistemi fognari di acque bianche divenuti insufficienti a causa della grande inurbazione;
- stabilizzare le aree a rischio di frana, protezione di pendio per la caduta massi.
Prendersi cura dell’aria:
- intensificare le azioni di miglioramento della qualità dell’aria, sia nelle scelte pubbliche sia promuovendo scelte virtuose private, usando tutti gli strumenti a disposizione;
- Potenziare, in accordo con gli enti preposti, gli strumenti di monitoraggio della qualità dell’aria garantendo informazioni tempestive e trasparenti ai cittadini in ottica open source;
Proteggere la terra:
- promuovere la cura della nostra terra, anche con incentivi ai giovani agricoltori e alle produzioni agricole più sostenibili;
- investire maggiori risorse per prevenire il dissesto idrogeologico e per la prevenzione anti-sismica, intercettando finanziamenti.
Pensare all’energia in chiave rinnovabile:
- valorizzare l’operato di Energie per la Città, per una gestione energetica a minor impatto ambientale sia negli edifici pubblici che privati;
- portare Cesena ad avere una colonnina di ricarica elettrica delle auto ogni chilometro.
Ripensare il ciclo dei rifiuti:
- far diventare Cesena il primo comune PLAStIC FREE dell’Emilia Romagna;
- ridurre la produzione di rifiuti ed aumentare la raccolta differenziata;
- impegnarsi a che la gestione del servizio abbia come obiettivi primari il raggiungimento della tariffa puntuale (si paga in base alla quantità di rifiuti non riciclabili prodotti) ed una percentuale di raccolta differenziata pari almeno al 70% in tutta la città;
- sanzionare chi abbandona rifiuti e chi non aderisce alla raccolta differenziata in modo corretto.
Avete una proposta concreta per arrivare in tempi certi alla completa eliminazione dell’amianto presente ancora nel nostro comune nella misura di 6,5 mq a persona, estremamente pericoloso per la salute delle persone?
La nostra proposta, contenuta nel nostro programma, è quella di prevedere forme di incentivo per lo smaltimento di manufatti in Eternit da parte dei privati. Questi incentivi andrebbero ad aggiungersi alle risorse già stanziate dalla Regione Emilia-Romagna (12,3 milioni di euro dal 2014 ad oggi) per la bonifica di edifici e immobili produttivi.
Quanto e come intendete investire nelle attività culturali, visto che la nostra città è nelle ultime posizioni regionali per spesa pro-capite? Qual è la vostra visione relativa alla Biblioteca Malatestiana per spazi e attività nel prossimo futuro?
Sui temi culturali, così come per la valorizzazione e la promozione turistica, dobbiamo avere la consapevolezza di agire entro un sistema territoriale che ha i suoi punti punti di eccellenza e specifiche peculiarità. Serve allora sviluppare ed investire in una “Piattaforma culturale romagnola”, con nuove relazioni e nuove concezioni della politica culturale, a partire dalla programmazione degli eventi e dalla gestione dei servizi. In questo senso andranno valutate attentamente modalità alternative di gestione del Teatro Bonci.
La Biblioteca Malatestiana è senza dubbio il nostro elemento distintivo, il principale monumento storico artistico della città ma allo stesso tempo la più importante istituzione culturale, che offre quotidianamente un servizio moderno aperto a tutti e che merita di essere valorizzato come “Casa del libro”, anche attraverso l’individuazione di una specifica direzione scientifica che prosegua nella sfida di far vivere insieme la sezione antica con quella moderna. Esigenza non più procrastinabile è poi quella di recuperare uno spazio quanto più possibile vicino alla biblioteca per il magazzino dei libri, superando disagi che ormai perdurano da troppi anni.
Intendete promuovere la creazione di un hub tra le imprese per avere un efficace punto informativo per le aziende cesenati del territorio potenziando l’ufficio attualmente dedicato ai Progetti Europei e investendo in formazione?
La nostra intenzione è quella di sostenere le nuove imprese creando una regia unica rispetto ai numerosi strumenti agevolativi oggi esistenti, anche mettendo a sistema gli incubatori pubblici e privati presenti in città: pensiamo a potenziare l’esperienza di Cesena Lab allargandone il campo di attività a tutti i settori economici. Bisognerà procedere, poi, con la valorizzazione delle attività imprenditoriali di vicinato, quali presidi economici e sociali dell’intero territorio.
In ambito formativo, riteniamo prioritario sviluppare una maggiore connessione tra i bisogni formativi delle aziende e l’offerta del territorio, anche attraverso nuove piattaforme vicine al concetto di incubatori. Sarà fondamentale lavorare in maniera sinergica per un dialogo più efficace tra mondo della formazione e mondo del lavoro, anche valutando forme di incentivazione per chi, estromesso dai processi produttivi a causa dell’innovazione tecnologica, intendesse intraprendere percorsi di formazione. Occorre poi attivare politiche a sostegno della prima occupazione, incentivando i giovani della fascia 18-28 anni alla ricerca di un primo posto di lavoro presso le imprese del territorio. Il Comune dovrà adoperarsi affinché gli enti preposti diano ampio spazio all’autoimprenditorialità, sia nell’orientamento scolastico che nelle politiche attive per il lavoro, quale concreta possibilità di realizzazione personale. In questo senso occorre investire per sensibilizzare i più giovani circa l’opportunità di creare un’azienda, ed al contempo per evitare che significative esperienze d’impresa vengano disperse per mancato ricambio generazionale.
Come intende promuovere il welfare sociale aziendale creando strumenti per favorire le imprese nell’intraprendere percorsi formativi e culturali innovativi, anche nei servizi ai dipendenti?
La spesa sociale comunale va certamente ribilanciata, resa più efficiente ed aumentata significativamente per ciò che riguarda il supporto alle nuove povertà, i servizi per le famiglie, l’assistenza agli anziani e le politiche giovanili.
Non si tratta di istituire una sorta di competizione tra bisogni, ma di chiamare enti locali, imprese e terzo settore allo sforzo per un “secondo welfare” che integri quello statuale, accogliendo nuovi bisogni e nuove istanze.
Un nuovo modello di welfare circolare, dunque, che partendo dall’ascolto dei bisogni sia capace di ridefinire le priorità degli interventi, trovare i modi di finanziamento e le modalità di gestione.
Quello che abbiamo in mente ed intendiamo realizzare, è un sistema di protezione sociale distribuito e capace di promuove innovazione legandosi al territorio e al lavoro, e che, perciò, non può che essere un welfare di comunità e per la comunità.
Per raggiungere questo obbiettivo i soli attori del pubblico (Comune, Regione, Stato) non bastano. In questo quadro tanto le imprese quanto le risorse sociali del volontariato e dell’associazionismo (capaci di coinvolgere i giovani in una virtuosa sinergia sociale ed intergenerazionale) possono e devono esercitare un ruolo chiave.
Pensiamo che le aziende debbano svolgere un ruolo centrale nel welfare perché obbiettivo comune di enti pubblici e privati deve essere l’innalzamento della qualità della vita dei nostri cittadini per generare condizioni favorevoli all’insediamento dell’impresa, dell’innovazione e del lavoro di qualità.
In particolare occorre studiare percorsi che creino sinergia tra la necessità di formazione individuale dei lavoratori della piccola e media impresa e quella di apertura alle nuove sfide tecnologiche di tali attori del mercato. Si potrà prevedere, pertanto, una sinergia del Comune con l’impresa e le associazioni di categoria per la creazione di percorsi formativi, effettivi e monitorati, che generino al tempo stesso crescita culturale dei lavoratori ed innovazione nei processi produttivi dell’impresa.
Come intendete muovervi per favorire la lotta al caporalato?
Non esiste sviluppo dell’economia e del lavoro senza che ciò avvenga nel rispetto pieno della legalità e del valore fondante della tutela della salute e della dignità dei lavoratori.
Impegno costante dell’Amministrazione dovrà essere quello di mettere in campo politiche attive di prevenzione dei fenomeni del caporalato, anche incentivando strumenti di piena tracciabilità della filiera produttiva del lavoro agricolo ed agroalimentare libero da ogni forma di sfruttamento e, perciò, di qualità. Questo è un punto importante del nostro programma che abbiamo reso pubblico sin dal 30 marzo.
Per questo riteniamo molto importante e da sostenere il lavoro che stanno facendo le Organizzazioni sindacali della nostra Provincia, che hanno elaborato 8 proposte rivolte al “Tavolo sul caporalato ed il lavoro nero in agricoltura”: dare vita ad un coordinamento di tutte le forze ispettive e di polizia che si occupano, anche per motivi diversi, del fenomeno; istituire un canale appositamente dedicato per poter inviare o comunicare informative, anche in presenza della indisponibilità alla denuncia formale del lavoratore o della lavoratrice; istituire la sezione territoriale della Cabina di regia della Rete del lavoro di qualità come previsto dalla legge 199/2016; dare vita a protocolli locali con la GDO per promuovere l’utilizzo come fornitori delle aziende iscritte alla Rete del lavoro di qualità; istituire uno sportello informativo, con l’obiettivo di indirizzare al lavoro, informare e facilitare la ricerca occupazionale e/o abitativa; dar vita ad una banca dati che concentri le informazioni sugli abusi e lo sfruttamento in agricoltura; mettere in campo una campagna di sensibilizzazione sulla nuova legge contro il caporalato, sui rischi penali a cui si va incontro utilizzando queste forme di lavoro, sui rischi di inquinamento malavitoso della economia agricola territoriale e sul dumping contrattuale che può distruggere le aziende sane.
Così come è altrettanto importante l’attività svolta dall’Associazione Libera – che ho incontrato lo scorso 2 maggio – da anni impegnata contro le mafie.
Intendete promuovere in forma sperimentale i mercati di vicinato nelle frazioni e quartieri?
Proponiamo di diffondere in tutta la città l’esperienza dei mercatini dei produttori agricoli, già sperimentata con successo sul lungofiume ed intendiamo procedere, poi, con la valorizzazione delle attività imprenditoriali di vicinato, quali presidi economici e sociali dell’intero territorio.
Per il futuro si pone il tema della rigenerazione urbana, quale politiche metterete in atto per semplificare e favorire gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, anche attraverso lo snellimento e informatizzazione degli archivi comunali?
Obbiettivo fondamentale del processo di rigenerazione degli spazi privati dovrà essere quello di incentivare interventi di ristrutturazione e sostituzione edilizia diretti a migliorare la qualità urbana ed architettonica, nonché l’efficienza sismica ed energetica del patrimonio edilizio.
Occorre pertanto rendere più snella e semplice la burocrazia di settore, con un sistema premiante a favore della riqualificazione e attraverso incentivi economici (con l’abbattimento degli oneri), regolamentari e volumetrici che favoriscano la sostituzione edilizia più del semplice recupero. La vera nuova sfida è infatti costituita dalla rigenerazione degli spazi: vanno incentivati gli interventi privati di recupero oltre i benefici fiscali del 50% e del 65%, andando oltre la riqualificazione energetica e strutturale.
IIn questo ambito andrà assunto quale obbiettivo primario anche il rilancio della cooperazione nel settore dell’edilizia quale strumento chiave per l’attuazione, socialmente ed economicamente. sostenibile, delle politiche di rigenerazione pubblica e privata.
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