I soldi degli aiuti vanno spesi bene
È possibile essere keynesiani e di sinistra? Assolutamente sì, ma sono necessarie delle priorità. La domanda può suscitare sconcerto, ma è legittima. Ora la sinistra ha messo il cappello sulle politiche economiche propagate da Keynes, ma il suo inventore non ha mai fatto parte del partito laburista. Pare incredibile, ma è così.
Adesso Keynes è tornato prepotentemente alla ribalta. Ma da molte persone (io sono una di quelle) non era mai stato accantonato. La filosofia è abbastanza chiara: per rilanciare l’economia, soprattutto nei momenti di crisi, bisogna puntare sugli investimenti pubblici. Secondo gli esperti ogni euro speso nelle infrastrutture genera un giro d’affari moltiplicato per quattro. Il che significa aumento del Pil, dei posti di lavoro e maggiori entrate per lo Stato che così avrà meno difficoltà per finanziare i progetti. In poche parole: creare ricchezza e distribuirla in modo equo.
Invece la politica ha fatto scelte diverse: i bonus. Alcuni esempi: ottanta euro, abolizione dell’Imu, quota cento, reddito di cittadinanza. Solo questi quattro provvedimenti valgono fra i 25 e i 30 miliardi all’anno. Hanno garantito un discreto ritorno elettorale, ma senza dare grossi stimoli all’economia e appesantito il debito pubblico.
Puntare sugli investimenti non significa negare dei bonus. Quelli devono continuare ad avere la priorità. L’attenzione al sociale deve essere in cima agli obiettivi di chi si candida a governare, a qualsiasi livello. Ma deve essere altrettanto chiaro che senza lilleri non si lallera. In questo senso è significativo il titolo di pagina 12 de Il Sole 24 Ore di oggi: “Sondaggi o pil, il bivio di Conte”. Nella parte finale Lina Palmerini scrive: il rischio è che il premier e i ministri facciano i conti più con i numeri dei sondaggi che con quelli del Pil, della produttività, della disoccupazione, del carico fiscale, degli investimenti che restano al palo. E aggiunge: siamo quelli del Pil allo zero virgola senza che questo dato sia mai stato una priorità programmatica.
Questo non significa che, in momenti come quelli attuali, non ci debbano essere misure di sostegno alle famiglie. Sono indispensabili. Ma i soldi vanno spesi bene: Lina Palmerini sottolinea che Pisauro, presidente dell’ufficio parlamentare del bilancio, ha rilevato che i sussidi pubblici sono andati anche al 10 per cento delle famiglie più ricche. In particolare a una su quattro. Inconcepibile.
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