L’imprenditoria sociale è un’ottima opportunità per l’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo, in quanto, oltre a garantire occupazione, per sua natura, è attenta anche ad altri bisogni legati alla sfera personale, quali la casa, la famiglia, i traumi subiti in passato, ma deve essere adeguatamente supportata dalle istituzioni, per assumere connotati di solidità e sostenibilità economica, che in autonomia faticherebbe a raggiungere. Questo in sintesi il messaggio emerso dalla conferenza internazionale sul tema “L’integrazione Economica e Sociale di Rifugiati e Richiedenti Asilo attraverso l’Imprenditoria Sociale”, promossa dai Dipartimenti di Scienze Politiche e Sociali e di Scienze Aziendali dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, in collaborazione con Ser.In.Ar. e conclusa venerdì 11 marzo a Forlì presso il Campus Universitario.
L’evento, parte integrante del progetto REInSER (Refugees Econoomic Integration through Social Entrepreneurship), che riunisce 8 partner della macroregione Adriatico-Ionica coordinati dallo Science and Research Centre di Capodistria, ha visto la partecipazione di oltre 100 persone tra relatori e pubblico provenienti dai Paesi dell’area in questione e da altre parti del mondo (Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Grecia, Italia, Francia, Olanda, Regno Unito, Norvegia, Repubblica Ceca e Bangladesh, tra gli altri), che si sono confrontati su tali tematiche. Presente all’evento anche l’economista Stefano Zamagni (nella foto), che ha messo in rilievo quanto i Paesi del bacino del Mediterraneo del Nord, a fronte dello spopolamento derivato in special modo dalla denatalità, abbiano bisogno di migranti, la cui accoglienza non è da intendersi come definisce il modello liberale, secondo il quale rappresentano unicamente una risorsa economica, quanto piuttosto con criteri di inclusione sociale, che vadano oltre il multiculturalismo e sfocino nell’interculturalismo, ossia verso una comunità composta da diversi gruppi culturali che dialogano fra di loro, si confrontano e si arricchiscono reciprocamente.
Stefano Bianchini (Dip. di Scienze Politiche e Sociali) e Federica Bandini (Dip. Scienze Aziendali) hanno illustrato il quadro demografico e l’impatto dei flussi migratori nella macro-regione Adriatico-Ionica, sottolineandone i cambiamenti negli ultimi 10 anni, in cui da una migrazione per lo più economica si è passati ad una migrazione umanitaria. E’ stata poi illustrata una ricerca condotta all’interno di REInSER, in merito alle sfide legali ed economiche che lo sviluppo dell’imprenditoria sociale per l’integrazione dei migranti incontra nell’area oggetto del progetto.
Una tavola rotonda, coordinata da Daniela Bolzani (Università di Bologna) ha messo in evidenza alcune esperienze sul campo di imprese sociali che offrono opportunità di lavoro a migranti, come il ristorante Skuhna di Lubiana (Slovenia) e la cooperativa sociale Cartiera (Marzabotto, Bologna) e opportunità di supporto, quali Impact Hub, network di servizi per l’innovazione e acceleratore di impresa, Mygrants, piattaforma digitale di servizi ai migranti, Fondazione Grameen, organismo di supporto per imprese sociali per l’accesso a finanziamenti e fondi dedicati e OSCE, ente internazionale che opera nell’Est europeo per favorire la stabilità e sviluppo dell’area anche attraverso la cooperazione economica e il sostegno di iniziative di economia sociale.
Nel corso dell’evento si sono tenuti anche quattro panel coordinati da docenti dell’Università di Bologna sui temi: sfide ed opportunità di integrazione per rifugiati attraverso imprese sociali (moderato da Francesco Savoia); ostacoli e fattori di spinta per le imprese sociali (moderato da Eleonora Grassi); buone pratiche (moderato da Silvia Cittadini) e approcci all’impresa sociale (moderato da Marco Zoppi).
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