Fu importante salotto culturale. C'è ancora la camera del Carducci
CESENA. E’ uno dei gioielli di Cesena, ma non è mai stata valorizzata a sufficienza. Forse è troppo ritenere che possa essere un elemento di richiamo turistico di massa, ma Villa Silvia di Lizzano ha un fascino che potrebbe essere speso meglio valorizzandola di più. Se non altro perché è famosa per per essere stata salotto della borghesia tra l’Ottocento e il Novecento. Ospiti illustri furono, tra gli altri, Alessandro Bonci e Giosuè Carducci che vi soggiornò undici volte. La sua presenza è confermata da un importante scambio epistolario con la contessa Silvia, e da un’ode, composta nel 1897, che doveva servire per raccogliere fondi per la ristrutturazione della Pieve di Polenta. Inoltre è certo che ad accoglierlo c’era sempre una stanza preparata per lui e rimasta intatta fino ad oggi.
Fu costruita nel Settecento e all’inizio dell’Ottocento acquistata dai conti faentini Pasolini-Zanelli. Nel 1875, dopo il matrimonio tra il Conte Giuseppe Pasolini-Zanelli e Silvia Baroni Semitecolo, la villa fu adibita a residenza estiva. Fu allora che divenne un importante salotto culturale romagnolo. La frequentarono anche Antonio Messeri, Nazzareno Trovanelli, Paolo Amaducci, Francesco Balilla Pratella, Filippo De Pisis e Tommaso Martinetti. Tantissimi gli eventi che ha ospitato. Tra gli altri, nel 1904, quello in cui Alessandro Bonci si esibì cantando “Tre giorni son di Nina”.
Inoltre nel 1905 avrebbe dovuto soggiornarvi la regina Margherita di Savoia, ma la visita fu disdetta. Però venne realizzata una stanza, decorata a margherite e scene mitologiche, dal pittore cesenate Angelo Gianfanti.
Nel 1920, anno della morte della contessa Silvia la villa fu donata al Comune, a patto che fosse mantenuta intatta la camera del Carducci e che l’intero complesso fosse utilizzato per fini benefici.
Della villa scrive Franco Spazzoli su “Cesena di una volta”: la contessa Silvia, originaria di Bassano, poi trasferitasi a Firenze, sposando nel 1874 Giuseppe Pasolini Zanelli era divenuta proprietaria della villa di Lizzano che oggi prende il suo nome e che il marito aveva ricevuto in eredità dallo zio Pietro. Forse proprio in occasione del matrimonio venne realizzato dal pittore fiorentino Michele Gordigiani, noto ritrattista di personaggi importanti come la contessa di Castiglione o Eleonora Duse e di regnanti come Vittorio Emanuele II e Margherita di Savoia, il ritratto della contessa Silvia, restaurato alcuni anni fa e che ha incrementato il patrimonio culturale e artistico della villa.
Il rapporto fra la contessa e Carducci Spazzoli lo definisce di “profonda sintonia” e ritiene che fra i due ci fosse unità di vedute per la comune sensibilità e l’amore per l’arte, come testimonia l’intenso epistolario. E aggiunge: poi gli erano care quelle colline da cui, nelle giornate limpide, poteva vedere il mare e il parco in cui era bello passeggiare e conversare piacevolmente con artisti e scrittori come il tenore Alessandro Bonci o il letterato Nazzareno Trovanelli.
Dal 2007 la villa è sede dell’AMMI, Associazione Musica Meccanica Italiana, che sviluppa l’attività di ricerca, studio, divulgazione, salvaguardia e restauro degli strumenti musicali meccanici, con una ricchissima biblioteca. Inoltre, ha sede nei locali della villa i musei “Musicalia” e Carducciano.
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