Al Goldoni una serata sulla vicenda dei Carrara

La famiglia Carrara

BAGNACAVALLO. La Bottega dello Sguardo e Accademia Perduta/Romagna Teatri rafforzano la loro pluriennale collaborazione sul territorio di Bagnacavallo con un omaggio al teatro, alla sua storia, alle trasformazioni artistiche e sociali che i suoi protagonisti sanno cogliere e raccontare.

Lo fanno, lunedì 6 maggio alle 21 presso il Teatro Goldoni, con la serata dal titolo “Vita del teatro, vite nel teatro”, dedicata alle trasformazioni del teatro e del suo pubblico nei percorsi d’arte e di vita della famiglia Carrara.

La proiezione del docufilm di Marco Zuin “Il teatro vive solo se brucia” (produzione Ginko Film) sarà accompagnata dalla presenza dei fratelli Carrara, in dialogo con Renata M. Molinari della Bottega dello Sguardo e Stefano De Matteis, che quarant’anni fa – dopo lunghe conversazioni e vitali condivisioni con i membri della famiglia Carrara – pubblicarono, per i tipi della Casa Usher, “Famiglia d’arte. Ottant’anni di teatro nella storia dei Carrara”.

Il film si presenta come un racconto di formazione, umana e professionale, la formazione di una famiglia d’arte allargata, quella dei Carrara, appunto, sulle assi di un teatro mobile che attraversa la penisola, alla ricerca del proprio pubblico; ma è anche una storia di trasformazioni: quella del teatro popolare, delle sue condizioni di vita “in viaggio” nel paese Italia, e le trasformazioni sociali e culturali che questo teatro riflette e racconta attraverso gli snodi vitali del suo farsi…

Nel docufilm di Marco Zuin, l’epopea dei teatri viaggianti in Italia, dal primo dopoguerra fino all’avvento della televisione, con un’incursione nel presente, viene raccontata dalla voce di chi quegli anni li ha vissuti: i Carrara.

«Il documentario racconta una stagione irrimediabilmente passata, eppure quella capacità di arrangiarsi tipica degli attori girovaghi e quel bisogno popolare di evasione sono quanto mai presenti nel nostro dna, soprattutto oggi – si legge nelle note di regia di Marco Zuin – in un’epoca dove il precariato è diventato una condizione quasi esistenziale e il bisogno di evasione è uscito dalla provincia per diventare globale.

Non è solo la storia della più longeva famiglia di teatranti, è la nostra storia, quella di un Paese e di un pubblico che non c’è più e di cui dobbiamo far tesoro perché solo capendo il nostro passato possiamo affrontare il nostro futuro.

Sono un pezzo importantissimo della storia d’Italia che non possiamo dimenticare.

Questa storia ci ricorda che il patrimonio artistico e umano di un territorio si arricchisce dall’incontro tra più culture. Il teatro ripropone alle nuove generazioni la vita come trasformazione individuale e collettiva.»

Ingresso libero.

Consigliata la prenotazione a info@labottegadellosguardo.it

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