Il calendario 2025 della ditta Babbini è dedicato agli archi trionfali, alle antiche porte e alle barriere daziarie

Molte città e paesi della Romagna sono caratterizzati dalla presenza di archi trionfali, antiche porte e barriere daziarie che oggi rappresentano veri e propri monumenti. Questi elementi architettonici non solo attraggono la curiosità dei turisti, ma raccontano anche una parte significativa della nostra storia.
La tradizione di erigere archi trionfali affonda le sue radici già nell’VIII secolo a.C. e si è mantenuta fino al termine della civiltà romana, nel V secolo d.C. Venivano costruiti per celebrare grandi imprese compiute da imperatori o generali, come vittorie in guerra, conquiste o la realizzazione di infrastrutture come ponti e strade. Mentre a partire dal XIII secolo, le città italiane iniziarono a dotarsi di mura difensive che, a seconda dell’importanza del centro abitato, potevano variare da semplici terrapieni a possenti cinte poligonali. Oltre a garantire una solida difesa, queste mura simboleggiavano anche la potenza e la ricchezza della città. L’accesso al nucleo urbano avveniva tramite porte, solitamente quattro, ciascuna orientata verso un punto cardinale. Con il rapido sviluppo delle città, spesso le mura venivano spostate o ampliate. Le porte che sono sopravvissute ci permettono di comprendere se furono costruite prima dell’introduzione delle artiglierie, o se, per proteggersi dalle nuove armi, seguirono i principi di fortificazione più moderni e avanzati.
Le prime barriere daziarie furono costruite a metà del XIX secolo con lo scopo di incrementare le risorse fiscali della città, imponendo dazi sulle merci in ingresso destinate al consumo locale. Attive fino al Novecento, queste barriere rappresentarono l’ultimo “muro” tra il centro storico e la campagna e hanno avuto un ruolo significativo nell’urbanistica delle città romagnole.
È proprio a partire da queste considerazioni che la Ditta Babbini S.p.a. di Civitella di Romagna ha dedicato il tradizionale calendario per l’anno 2025 a dodici fra antichi archi trionfali, porte e barriere daziarie, dopo che nel 2022 le foto che hanno accompagnato i mesi dell’anno ritraevano le rocche e i castelli più importanti del territorio, mentre per il 2023 la scelta era caduta sui vecchi ponti e per il 2024 sulle antiche torri di Romagna
La pubblicazione, che è stata redatta anche quest’anno con la collaborazione di Marco Viroli e di Gabriele Zelli, cultori di storia locale, e dei fotografi Tiziana Catani e Dervis Castellucci, contiene anche brevi schede storiche dei manufatti fotografati, le cui immagini sono contenute nel calendario; schede che di seguito vengono riportate.

Cesena: Barriera Cavour
La Barriera Cavour fu edificata nel 1864 al posto dell’antica Porta Cervese, che risaliva al XIV secolo. Si volle dare, in ossequio alla modernità dopo l’Unità d’Italia, un aspetto nuovo al luogo che da secoli segnava il punto in cui la romana via del Sale, oggi Corso Cavour, usciva dalla città in direzione di Cervia. Furono costruiti due padiglioni in stile neoclassico, chiusi da una robusta cancellata, con l’intento di migliorare l’immagine di Cesena per chi arrivava dalla stazione ferroviaria e di fornire locali per le attività di barriera daziaria. Oggi gli stessi ambienti sono destinati ad altri scopi.

Ravenna: Porta Serrata
Un tempo l’accesso al lato nord della città di Ravenna avveniva attraverso un altro varco, la Porta Anastasia, che conduceva a una delle strade più importanti dell’epoca, l’attuale Via di Roma. Dopo che nel 1440 la famiglia Da Polenta fu cacciata dai veneziani, la porta venne chiusa, dando origine al nome “Serrata”. Ciò che vediamo oggi è il risultato di una serie di lavori di ristrutturazione effettuati nei secoli. Costruita con mattoni e pezzi di pietra d’Istria e marmo, la porta presenta un arco delineato da un motivo a bugnato e una chiave di volta che richiama i triglifi greci.

Forlì: Porta Schiavonia
La Porta di Schiavonia di Forlì, l’unica rimasta in piedi dopo la demolizione delle antiche mura nel 1905, è stata riedificata nel 1743 in stile barocco. In seguito fu decorata con un arco eretto in onore del cardinale Camillo Merlini Paulucci (1692-1763) al suo rientro dalla Polonia, dove aveva favorito l’ascesa al trono di Augusto III. Il monumento era costituito da un corpo centrale (una sorta di ampio androne, demolito nel 1933) e una facciata sulla quale, in una nicchia, era visibile un dipinto raffigurante la Madonna del Fuoco tra i santi Mercuriale e Valeriano, patroni di Forlì.

Bagnacavallo: Porta Superiore
La Porta Superiore è, insieme a Porta Pieve, uno dei varchi d’accesso ancora visibili della città. La costruzione originaria risale all’inizio del Trecento, ma fu ricostruita nel Settecento. Per raggiungere il monumento, che è inglobato nel centro storico, è necessario percorrere tutta via Mazzini, che ospita importanti edifici come i Palazzi Longanesi Cattani, Abbondanza, delle Opere Pie e la Chiesa di Santa Maria della Pace (o del Carmine).

Castrocaro Terme: Porta di San Nicolò
Il borgo medievale di Castrocaro è rimasto pressoché intatto nel corso dei secoli, racchiuso nella prima cerchia di mura, con il castello sulla sommità e la zona chiamata Murata o Cittadella. Più in basso, l’abitato è attraversato da ripide strade strette e tortuose. Al borgo si accede da due caratteristiche porte: Porta San Nicolò e Porta dei Ciardi, entrambe sovrastate dalle omonime torri. Dalla prima si giunge a una piazzetta di dimensioni ridotte e suggestive dove si trova la romanica Chiesa di San Nicolò, di cui si hanno notizie dal 1256.

Faenza: Porta delle Chiavi
L’unica porta storica ancora esistente della città di Faenza, sebbene con un aspetto molto diverso da quello originario, è la Porta delle Chiavi. In passato era conosciuta come Porta dell’Ospitale, in riferimento alla vicinanza con l’ospizio gestito dai Cavalieri di Malta. L’aspetto attuale del monumento risale agli ultimi decenni del 1700, mentre il prospetto verso Forlì fu modificato nel 1837 per collocare un pannello in cotto con la Beata Vergine delle Grazie, patrona della città, per chiedere protezione contro una temuta epidemia di colera.

Cesena: Porta Santi
L’accesso alla città di Cesena rivolto verso Roma, denominato Porta Santi (nota anche come Porta Romana), è menzionato in atti risalenti al XIV secolo. Nella prima metà del XV secolo, fu ristrutturata, mentre nel 1819 fu monumentalizzata in stile neoclassico su progetto dell’architetto Curzio Brunelli in onore di papa Pio VII, al secolo Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti (1742-1823), di origini cesenati, come testimoniato da uno stemma in marmo. La porta ricorda anche papa Pio VI, Giovanni Angelo Braschi, altro pontefice nato a Cesena nel 1717 e scomparso nel 1799.

Rimini: Arco di Augusto
Uno dei monumenti simbolo di Rimini è sicuramente l’Arco di Augusto, costruito nel 27 a.C. in onore di Cesare Ottaviano Augusto, nel punto di arrivo della via Flaminia, che collegava Roma a Rimini. Edificato in pietra d’Istria, il manufatto è abbellito da un ricco apparato decorativo, carico di significati politici e propagandistici. All’altezza dei capitelli, sono collocati quattro ovali, due per parte, con bassorilievi di divinità che esaltano la grandezza di Roma e la potenza di Augusto.

Terra del Sole: Porta Fiorentina
L’originale costruzione della cittadella medicea di Terra del Sole aveva due ingressi: uno rivolto verso il territorio del Comune di Forlì (Porta Romana), all’epoca sotto lo Stato Pontificio, e l’altro verso Firenze (Porta Fiorentina). Negli ultimi cento anni, sono stati aggiunti due nuovi accessi per via dello sviluppo del traffico stradale. La Porta Fiorentina è sovrastata dal Castello del Capitano delle Artiglierie, che comprendeva il quartiere del capitano con soffitti lignei splendidamente dipinti nel 1587, l’armeria e una galleria di attraversamento.

Bertinoro: Porta dei Tre Santi
Un tempo, i punti di accesso alla città di Bertinoro erano tre: San Francesco, San Domenico (distrutta all’inizio del XX secolo), e dei Tre Santi. Il nome di quest’ultima, caratterizzata da un arco con torre sovrastante, deriva dalla sua vicinanza al Convento di Santa Maria d’Urano (la Badia Vecchia), che custodiva le reliquie dei santi Pascasio, Maglorio e Sansone, portate da pellegrini provenienti dalla Bretagna. Attorno a questo insediamento religioso fondato dai pellegrini bretoni si sviluppò un primo nucleo abitativo, che prese il nome di Castrum Brittanorum, da cui deriverebbe il toponimo Bertinoro.

Santarcangelo di Romagna: Arco Lorenzo Ganganelli
Nel 1769, Lorenzo Ganganelli (1705-1774) fu eletto papa con il nome di Clemente XIV, e le autorità di Santarcangelo di Romagna, sua città natale, decisero di celebrare l’evento. L’architetto imolese Cosimo Morelli (1732-1812) fu incaricato di progettare un arco trionfale da collocare lungo il tracciato della via Emilia, in aderenza alla piazza principale del paese. L’edificazione fu completata nel 1777, tre anni dopo la morte del papa. In occasione dell’11 novembre, festa di San Martino o dei Becchi (cioè degli uomini traditi dalle consorti), sotto l’arco trionfale dedicato al pontefice, vengono appese enormi corna. Se queste oscillano mentre qualcuno vi passa sotto, si dice che quella persona sia stata tradita!

Cusercoli: La Portaccia
L’antico impianto urbanistico di Cusercoli si è sviluppato attorno al castello, al quale si accedeva da due porte, una delle quali è ancora esistente (chiamata La Portaccia), caratterizzata dallo stemma in sasso della famiglia Guidi, proprietaria del castello fino al XIX secolo.
Il borgo è abitato e quindi sempre visitabile, mentre del castello, rimaneggiato nel 1700, e della chiesa di San Bonifacio, ricostruita nella seconda metà del Settecento, sono accessibili solo gli ambienti restaurati, tra cui un caratteristico e unico giardino pensile.

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016).