Perché dovremmo essere tutti femministi

di Federica Angelini

dal n.11/2016 della Romagna Cooperativa

La manifestazione di centinaia di migliaia di donne a Roma a fine novembre è stata un fatto simbolicamente rilevante. Parlare di donne è sempre più urgente e importante, anche quando si pensa al tema dei migranti, dell’intercultura, del confronto. Le donne, il loro ruolo, il loro corpo, il loro sapere, è esattamente uno dei temi cardini in cui spesso si consumano beceri e ritriti luoghi comuni sul presunto “scontro di civiltà” da parte di chi vuole fomentarlo, ma è allo stesso tempo un vero luogo di confronto, di distanze e vicinanze su cui è salutare per tutti riflettere. Le donne in piazza a Roma erano mosse dalla spinta contro la violenza di genere che, lo vediamo quotidianamente, non è appannaggio di una cultura o di un’altra e si radica in questioni sicuramente psicologiche profonde, ma anche in un sostrato di maschilismo che attraversa gran parte delle latitudini del mondo. E su cui tutti abbiamo bisogno di riflettere attraversando confini e intrecciando storie. E allora, c’è una piccola e breve lettura davvero da regalare a tutti per la semplicità, l’immediatezza, l’efficacia del messaggio: “Dovremmo essere tutti femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie, classe 1977, nigeriana. Un libello che Beyoncé ha citato in “Flawless” e che è la trascrizione di un discorso fatto dalla scrittrice pochi anni fa in cui si ridefinisce un termine storico senza travisarlo ma aggiornandolo al mondo contemporaneo e globale di oggi. Un testo insieme autobiografico e universale che parla di equità, giustizia sociale, diritti. Per chi desidera come regalo di Natale più femminismo e meno razzismo, questo può essere un buon punto di partenza.

 

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