La Terra in Comune

Qualche giorno fa, a Roma, si è svolta una bella e riuscita iniziativa su un tema non particolarmente innovativo, ma che vedeva in sala un nutrito gruppo di diciottenni interessati.
Il titolo era “La terra come patrimonio in comune” e conteneva diversi interventi che ripercorrevano i movimenti, le lotte i durissimi confronti tra i diversi interessi che gravitavano sul settore agricolo nel primo e secondo dopoguerra, negli anni Settanta e per certi versi ancora oggi.
Dalle lotte bracciantili dei diseredati dei primi anni del Novecento alle lotte sindacali per l’occupazione delle terre occupate in Sicilia dal 1944 al 1947 da parte dei contadini senza nulla, contro i “gabelloti” che esercitavano il potere mafioso di controllo sociale per conto dei grandi latifondisti.
L’intervento lucidissimo del novantacinquenne Emanuele Macaluso ha fatto da ponte tra i diversi periodi oggetto di analisi perché ha posto al centro del percorso storico, che arriva fino ai nostri giorni, quelle battaglie e le successive riforme agrarie fatte. Fino alla legge di utilizzo delle terre incolte degli anni Settanta come tappe di un percorso che riguarda il bene terra come simbolo e strumento di emancipazione sociale e di sviluppo, che aveva nell’azione dei comunisti e dei socialisti un forte aggancio con la politica intesa come pensiero e azione collettivi per promuovere innanzitutto una società più giusta.

Emanuele Macaluso

Si potrebbe pensare ad un mio eccesso di retorica su termini ormai sorpassati.
Due interventi conclusivi mi giustificano: il primo del presidente di Legacoop agroalimentare Giovanni Luppi che ha evidenziato che quella storia permette oggi ad agricoltori di sedere nei consigli di amministrazione di primarie imprese cooperative di livello nazionale.
Il secondo, che ancora nel 2017, esistono situazioni di lotta per i propri diritti e per la propria emancipazione dalle ingiustizie. Per esempio da parte di tutte le cooperative di Libera, che gestiscono le terre confiscate alla mafia.
La storia non finisce e per la terra vale ancora la pena combattere.

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Cristian Maretti

Cristian Maretti è direttore di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, ruolo che lo porta a vivere a cavallo tra Forlì, Bologna, Roma e Bruxelles. Su Romagnapost.it scrive di temi legati all'agricoltura e all'Europa, con un occhio particolare a come ci vedono all'estero.