È pronto da tempo. Sono oltre settanta slide. È pubblicato integralmente sul sito scenarieconomici.it
Un concordato preventivo. Ecco cosa c’è dietro il piano B per l’uscita dell’euro. L’obiettivo è portare il rapporto debito pil al 60 per cento attraverso la cancellazione di una parte del debito acceso con gli investitori stranieri. Un default, ovvero l’incapacità patrimoniale di un debitore di soddisfare le proprie obbligazioni. Il tutto con una svalutazione a regime del 15/25 per cento, ma che all’inizio potrebbe essere maggiore. Ma la cosa ancora più grave è che il popolo non sarebbe né coinvolto e tanto meno informato. Tutto dovrebbe avvenire nella massima segretezza. Insomma il venerdì sera andremmo a letto con l’euro in tasca e il lunedì ci sarebbe la lira. Alla faccia della democrazia diretta e partecipata.
Questo il piano B elaborato da Paolo Savona. Un progetto molto dettagliato composto di oltre settanta slide di cui l’economista non ha mai nascosto l’esistenza. Non a caso domenica è stato pubblicato integralmente dal sito scenarieconomici.it. Ed è ancora visibile e scaricabile.
Secondo il progetto di Savona tutto dovrebbe avvenire nel massimo segreto per evitare la fuga di capitali. Il progetto dovrebbe essere affidato ad un gruppo composto da rappresentanti di Banca d’Italia, quattro ministeri (Economia, Industria, Lavoro e Esteri), Consob, Cnel (quello che il contratto pentaleghista voleva eliminare), Copasir. Però pensare che con tanta gente coinvolta non trapeli nulla è pura follia. Ritenerlo possibile significa vivere nel paese dei balocchi. Sono sicuro che dopo la prima riunione qualche giornale darebbe la notizia.
Ammesso però che tutto restasse segreto il D-Day dovrebbe avvenire in un fine settimana. Il lunedì (ma non solo) le banche sarebbero chiuse. Verrebbero riaperte dopo qualche giorno. La doppia moneta resterebbe per tre/sei mesi.
Di quanto sarebbe la svalutazione? Savona premette che molto dipenderà da quanti paesi resteranno dell’euro. Poi ipotizza una quota, a regime, fra il 15 e il 25 per cento. Però precisa che nel periodo transitorio potrebbe essere più alta.
Riconosce che ci potrebbero essere problemi inflattivi per l’import (30 per cento del pil) e aggiunge che l’inflazione non dovrebbe andare oltre il tre per cento annuo. Forse è un po’ ottimista.
Obiettivo principale è il rilancio del pil. E anche quello di ridurre il debito pubblico e portare il rapporto al sessanta cento. Però riconosce che “ciò può comportare un default”.
Non c’è però nessun piano B al piano B. Nel senso che non è contemplato nulla nel caso emergessero degli intoppi. È infatti difficile pensare che in un’operazione così complicata tutto possa procedere secondo il cronoprogramma. Un piano B degno di tale nome, secondo me, dovrebbe prevedere anche gli imprevisti e le conseguenti alternative.
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