Ce ne vuole di più a scrivere sulla situazione del proprio quartiere e della propria strada che non a dissertare sulla guerra in Vietnam e sulle sorti della politica internazionale.
In uno degli ultimi numeri dell’Espresso, nella sua rubrica intitolata “L’antitaliano”, Roberto Saviano, a proposito di piccole notizie e grandi storie, tra l’altro, scrive: “la verità, ieri come oggi, è che i giornalisti che si occupano di cronaca locale, scavando nella carne del reale, portano alla luce ferite che a occhio nudo – quindi a distanza – non sono visibili … Non hanno armature ma hanno munizioni le loro parole. E per chiunque voglia capire il tempo in cui vive, quelle parole sono strumento imprescindibile.”
Leggendo la frase di Saviano mi sono ricordato un’affermazione di Adler Raffaelli (eravamo negli anni ’80) il vecchio Direttore del settimanale “Il Forlivese”, con il quale ho avuto la fortuna di collaborare, che frequentemente, esortando noi giovani alle prime armi ad avere il coraggio delle proprie idee, ribadiva come ce ne volesse di più a scrivere sulla situazione del proprio quartiere e della propria strada che non a dissertare sulla guerra in Vietnam e sulle sorti della politica internazionale.
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