Della Flat tax mi convince il fine, non il mezzo
Il più laicamente possibile sto cercando di seguire il dibattito politico legato all’insediamento del nuovo governo. Mi concentro sui temi economici. Molto si scrive e si dice sulla Flat tax. Non mi convince del tutto. E cerco di spiegare il perché.
Condivido il ragionamento che fa Salvini: produrre ricchezza attraverso l’abbassamento delle tasse. Non è una ricetta nuova. È un’idea neo liberista. Se il fine mi convince, non altrettanto però si può dire del mezzo.
Poi lasciamo perdere il discorso delle coperture. Non voglio arrivare al punto di dire che le tasse sono bellissime come fece un ministro del secondo governo Prodi, ma senza dubbio sono necessarie. Innanzitutto per garantire una rete solidale (sanità e welfare) che ormai fa acqua da tutte le parti. Quindi un gettito allo Stato deve essere garantito.
Partiamo, però, dal presupposto che le coperture verranno trovate, quindi vediamo cosa non mi convince della Flat tax.
L’obiettivo di Salvini è chiaro: ridurre la pressione fiscale soprattutto a quella rete di piccole e medie imprese che poi sono la base del suo elettorato. I cummenda. Attenzione, però, la strada è rischiosa. Il leader della Lega ha detto che se gli imprenditori avranno più soldi investiranno di più. È sicuro?
La storia imprenditoriale del nostro paese è chiara. Non ho niente contro le piccole e medie imprese. Anzi, sono la mia storia personale. Mia madre era commerciante e mio padre artigiano. Però è fuori di dubbio che negli anni migliori in molti non siano stati virtuosi. Nei tempi si vacche grasse moltissimi piccoli imprenditori invece di capitalizzare la propria impresa hanno investito da altre parti, a partire dal mattone. Ed anche sull’innovazione non si è spinto come si doveva. Ed allora, quando è arrivata la grande crisi c’è stata una situazione a.macchia di leopardo. Non è vero che tutti sono andati male. Chi aveva capitalizzato è innovato ha resistito. Gli altri hanno avuto enormi difficoltà mettendo a serio rischio anche quegli immobili sui quali avevano investito.
Ed allora, alla luce, di quello che è successo in passato, è logico chiedersi se il taglio lineare delle tasse sia la strada giusta. Io credo se me debba percorrere un’altra. L’intervento su persone e famiglie va bene. Quello sulle imprese sarebbe da modulare in altro modo: premiare all’eccesso chi investe nella propria azienda. Non è una novità, ma si potrebbe introdurre una premialità fiscale infinitamente più alta. Nello stesso tempo si potrebbero prevedere premi a capitalizza e a chi assume. In quest’ultimo caso non una tantum.
Certo, sarebbe molto meno nazionalpopolare, ma, io credo, contribuirebbe a creare delle aziende più forti e un sistema imprenditoriale più sano.
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