Barricate contro gli agriturismi

Confesercenti dice no alla norma che li autorizzerebbe alla consegna a domicilio

Una modifica alla legge regionale del 2009 che favorisce la concorrenza sleale: così Confesercenti Cesenate esprime la sua contrarietà rispetto alla nuova norma che autorizza gli agriturismi e le aziende agricole alla vendita d’asporto, anche con consegna a domicilio.

Davide Ricci

«Se si introduce questa modifica – spiega Davide Ricci responsabile Fiepet-Confesercenti Cesenate –  si equipara, di fatto, l’agriturismo ai pubblici esercizi e alle attività della somministrazione che oltre a subire le conseguenze dovute alle norme riguardanti il Covid19 (ricordiamo che sono stati tra i primi settori a essere stati limitati e, successivamente chiusi, e gli ultimi a riaprire, mentre tutta la filiera alimentare ha continuato a lavorare anche con incrementi dei fatturati), non dispongono delle agevolazioni di cui beneficiano invece gli agriturismi e le aziende agricole (contratti di lavoro meno onerosi, tenuta contabile semplificata, iva ridotta, TARI meno cara, regole igienico-sanitarie e urbanistiche meno stringenti ecc…)».


«Se gli agriturismi possono fare quello che può fare un ristorante – sottolinea Silvia Bragagni, presidente Fiepet Confesercenti Cesenate – allora devono avere non solo “onori”, ma anche gli “oneri” dei pubblici esercizi. Vanno sostenute tutte le attività, tenendo però conto delle loro diverse peculiarità: se le regole sono giuste per tutti si evitano inutili conflitti tra pubblici esercizi, agriturismi e aziende agricole: l’obiettivo è non creare disparità nocive e allo stesso tempo permettere a tutti di lavorare, senza “barare”».

Silvia Bragagni

«In questo momento così difficile per tutto il mondo del commercio –  continua Ricci – la concorrenza sleale rischia di compromettere in particolar modo le attività di ristorazione a conduzione famigliare, tipiche dei nostri territori e soprattutto delle aree montane. Facciamoci una domanda: perché notiamo un continua apertura di nuovi agriturismi da parte di tanti imprenditori che prima non erano agricoltori? Che siano diventati tutti amanti della terra e dei suoi frutti? Oppure i vantaggi fiscali rispetto all’apertura di un pubblico esercizio è la molla principale per decidere di intraprendere un’attività di agriturismo? Ricordiamo che nel settore dei pubblici esercizi una impresa su tre registra un calo di oltre la metà del fatturato, e il 21,8% – oltre due attività su dieci – temono la chiusura. Per questo motivo è importante non creare ulteriori difficoltà ad un settore che secondo le stime rischia di vedere a fine anno la chiusura di numerose attività».

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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