Le proposte del Pri
A seguito di un incontro tra Renato Lelli, segretario regionale PRI Emilia Romagna con il presidente della Cooperativa ALAC di Cesena, Gabriele Bacchi, e il Presidente Provinciale di COPAGRI Forlì Cesena Mattia Tampieri, sono state elaborate alcune considerazioni sulla agricoltura del nostro territorio che verranno ulteriormente approfondite per le specificità cesenati da apposita commissione di studio del PRI di Cesena e con apposita iniziativa nei prossimi mesi.
Come risaputo l’agricoltura costituisce un settore caratterizzante per la nostra realtà territoriale. Si inserisce nella catena agroalimentare e alimenta il comparto alimentare con alcune eccellenze a livello nazionale, quali avicoltura e ortofrutta.
Risultano attive nella provincia di Forlì – Cesena 6.665 imprese agricole – che rappresentano l’11,5% delle imprese agricole della regione e il 17,9% di tutte le imprese attive in provincia. Gli occupati del settore agricolo provinciale, pari a circa 10.200 unità sono il 5,9% di quelli totali (di cui il 53,2% dipendenti).
E’ ancora in atto una riorganizzazione del settore con concentrazione delle imprese, avviatasi negli scorsi anni, anche come diretta conseguenza di una contenuta redditività aziendale, non remunerativa di tutti i fattori della produzione.
La ridotta marginalità dell’impresa agricola è collegata alle caratteristiche dimensionali delle aziende, al forte potere contrattuale della distribuzione ed alla necessita di operare mediante programmazione produttiva, ai rischi specifici indotti dalla deperibilità dei prodotti, alle barriere fitosanitarie imposte da alcuni Paesi che limitano le esportazioni, alla variabile meteorologica e alla struttura di costo delle imprese agricole, prevalentemente caratterizzata da oneri variabili. Per quest’ultimo aspetto, infatti, l’analisi del conto economico aggregato del settore agricoltura mostra come i costi delle materie prime incidano mediamente per il 76% del fatturato.
Un dato significativo è il numero di aziende agricole che continuamente cessano la propria attività; dal 2000 ad oggi, a livello nazionale, sono state oltre 350.000 e rischiano di aumentare se non si daranno risposte strutturali alle tante problematiche. In Emilia Romagna, la flessione delle aziende agricole è stata, nel 2017 rispetto al 2016, del 2,1% (1247 aziende). A livello provinciale , dal 2012 ad oggi, hanno chiuso i battenti il 19,7% di aziende sul totale di circa 8300; dal 2016 ad oggi un 3,2%.
Oltre a questi dati và sottolineato quanto di recente emerso legato alla triste ed inconcepibile realtà del fenomeno del lavoro nero in agricoltura, alla remunerazione dello stesso, al fenomeno del caporalato che vede anche Cesena come centro del racket della mano d’opera bracciantile.
Su tutti questi aspetti, stante il quadro sopra descritto, riteniamo l’impegno della amministrazione comunale di Cesena insufficiente.
Pur consapevoli della mancanza di risorse e che gli strumenti principali di politica agricola dipendono da leggi e da regolamenti comunitari, nazionali ed in alcuni casi regionali, un ruolo più forte poteva esercitarlo anche l’ente locale. Poco o nulla è stato fatto per favorire una maggior integrazione fra i vari soggetti operanti nell’ambito delle diverse filiere del settore, per dare un supporto e incentivare una maggior produzione, per fare marketing delle produzioni tipiche locali, per valorizzare i territori rurali cercando di creare uno stretto legame fra agricoltura e turismo.
Così come tutti gli enti pubblici locali si sono ben guardati dal prendere adeguate iniziative ed attivarsi, per creare maggiori controlli in merito alle tante speculazioni che avvengono sulla vendita dei prodotti ortofrutticoli, sia su strada ma in particolare da parte della Grande Distribuzione Organizzata.
Bisogna rafforzare il dialogo con le parti sociali, rendere più efficace l’azione della Consulta Agricola, con particolare attenzione allo sviluppo delle aziende agricole, al mercato dei produttori agricoli oggi posto tra il Ponte Nuovo e il Ponte Vecchio, analizzando le criticità emerse nel corso del tempo, al ruolo dell’ex Foro Annonario, agli effetti della dismissione da parte del Comune di Cesena del Mercato Ortofrutticolo con particolare attenzione alle possibili evoluzioni future, al Macfrut; ancora più importante valenza assume il tema della sicurezza. La sicurezza ed i controlli non solo un problema solo dei centri ma anche delle periferie, delle campagne, dove nei confronti delle aziende agricole sono aumentati in maniera esponenziale i furti di attrezzi e carburanti agricoli; inoltre bisogna porre maggiore attenzione alle problematiche ambientali, ai rifiuti, al trasporto pubblico ed ad un modello di mobilità pubblica che sia in grado di salvaguardare tutti e soprattutto chi vive in periferia.
Infine va ricordato che a queste criticità si sommeranno le problematiche create dalla nuova ripartizione delle risorse da parte dell’UE a partire dal 2020 quando entreranno in vigore gli effetti dei tagli al bilancio del settore agricolo previsti attorno al 5/10%.
A fronte di questo scenario va fatta una seria riflessione a cui debbono seguire proposte e suggerimenti anche provocatori. Occorre partire da un dato e cioè che il prezzo dei prodotti agricoli, come per le altre cose, è determinato, in una economia di mercato, dall’incontro fra domanda ed offerta e quindi difficilmente modificabile dai soli produttori; oggi quel prezzo non è assolutamente remunerativo e quindi se si vuole mantenere vivo il settore occorre trovare la forma per un maggiore sostegno al reddito. Questo partendo dal principio che l’agricoltura non è solo una attività che deve produrre reddito per gli operatori del settore ma anche e soprattutto è una attività di mantenimento del territorio dal degrado, utile alla cura e al rispetto dell’ambiente, garante della salubrità dei cibi consumati e soprattutto necessaria alla preservazione e al miglioramento della salute umana; in sintesi potremmo definire l’attività agricola non solo semplice produttore di derrate alimentari ma anche e soprattutto un servizio al pianeta.
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