Con atteggiamenti sbagliati il governo amplifica problemi che avrebbero un peso minore. In questo modo va allo stelle lo spread e spendiamo molto più in interessi. Sul decreto fiscale abbiamo fatto ridere
Scrivo questo pezzo quando ancora i mercati sono chiusi. Quindi non è l’andamento (in un modo o nell’altro) ad influenzarmi. È una riflessione che ha preso corpo domenica mattina in un giornata a metà fra il bucolico e lo sportivo: in bicicletta percorrevo per strade al confine fra la campagna Cervese e quella cesenate.
Ripensando alle polemiche che hanno contraddistinto gli ultimi giorni della politica nazionale mi sono convinto che il buonsenso è andato definitivamente a farsi friggere. Il riferimento è alla storia della manina e al Def (documento economico e finanziario).
Se fosse un film potrebbe essere titolato “Il grande equivoco” o “Il grande bluff”. Se non fosse che in gioco c’è buona parte del futuro del paese verrebbe da archiviare la pratica con il classico Vaffa tanti caro ai 5Stelle. Perché, sia chiaro, abbiamo combinato tutto questo casino per uno sforamento dello 0,4 del Pil. Ovvero, circa otto miliardi di euro. Cifre che non mi invento, ma ha fornito Giggino Di Maio. Certo, oltre al deficit, nel Def c’è una crescita gonfiata. Ma, nel complesso, si può arrivare a quindici miliardi, cifra consistente, ma che, di per sé stessa, non è decisiva per far fallire (a me il termine default non piace) un paese.
Il problema però è l’approccio. La volontà di fare una prova muscolare che non si sa dove porterà.
Ecco, a mio avviso, uno dei problemi di questo governo è proprio l’approccio. L’esempio della “manina” è quello lampante. Si è trattato del classico caso di tempesta in un bicchier d’acqua. Non perché è stato trovato un accordo, ma perché per tre giorni si è parlato del nulla o quasi. Quello del colpo di spugna penale sui reati tributari, come scrive Roberto Petrini su Repubblica, era un falso problema. Il tetto per incorrere nei reati tributari è molto alto: 150 mila euro per la dichiarazione infedele e 250 mila per l’omesso versamento Iva. Quindi superiore al tetto dei 100 mila euro previsto dal Decreto del governo.
Inoltre non ci possono essere problemi di riciclaggio o di autoriciclaggio, reati che scattano solo se connessi a quello tributario che, come abbiamo visto, non può esistere. Sarebbe stato sufficiente chiedere un parere ad un tributarista. Eppure per tre giorni in Italia non si è parlato d’altro facendo aumentare lo spread, per stessa ammissione di Salvini e Di Maio. Un elemento che appesantisce i conti dello Stato. Si calcola che, per gli interessi passivi, lo Stato dovrà spendere poco meno di cinque miliardi in più.
In tutto questo c’è qualcosa di logico? Secondo me no. Certo, se guardiamo i sondaggi e, soprattutto, l’esito del voto in Trentino, il governo ha ragione. Il voto in Alto Adige ha premiato la Lega. Non a caso il leader del Carroccio ha esultato dicendo: “I voti veri, i cittadini veri, gli italiani, non ascoltano professoroni, giornaloni, criticoni e burocrati europei, ma chiedono alla Lega di andare avanti con ancora più forza. Per me sarà un onore proseguire, con coraggio e determinazione, sulla strada del cambiamento”.
Capisco le sue parole, ma non gli atteggiamenti. Se delle polemiche inutili e degli atteggiamenti a mio avviso rivedibili ci costano una marea di soldi vorrei capire qual è il cambiamento. Perché è un po’ come buttare i soldi. E, alla fine, anche il buon Salvini dovrà guardare al portafoglio (quello dello Stato, non il suo) e capirà che senza lilleri non si lallera. E se non si lallera non si resta nell’euro che poi è quello che vuole la stragrande maggioranza degli italiani. Compresi quelli filo governativi. Lo dicono i sondaggi. Gli stessi che fanno volare il governo gialloverde.
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