E’ scomparsa ieri 25 ottobre a soli 38 anni Sara Anzanello, campionessa del mondo nel 2002 con l’Italvolley. Nativa di Ponte di Piave, la sua vita aveva subito una svolta nel 2013. Allora Sara militava nell’Azerreyl Baku, il più prestigioso club di pallavolo dell’Azerbaigian. Il destino ha voluto che contraesse una gravissima forma di epatite. Operata d’urgenza a Milano, si era sottoposta a trapianto del fegato. Una lunga riabilitazione affrontata con il coraggio e con la forza d’animo che la contraddistinguevano, caratteristiche che le hanno permesso nel 2015 di tornare in campo, stupendo tutti.Sembrava una storia a lieto fine, ma il destino purtroppo si è nuovamente accanito contro Sara: La terribile malattia è stata seguita da un lento ed inesorabile declino, fino al triste epilogo di ieri. Dopo il trapianto del 2013, la Anzanello si è spesa a tutti i livelli come testimonial di numerose campagne a favore della donazione degli organi.
Sara Anzanello era stata a Forlì lo scorso 31 marzo 2017, ospite, insieme a Maurizia Cacciatori, di una serata organizzata dalla sezione pluricomunale AIDO di Forlì e Panathlon dedicata alla pallavolo e alla sensibilizzazione sulla donazione di organi. In quell’evento, a cui parteciparono anche Umberto Suprani (presidente regionale del CONI) e Flavia Petrin (presidente nazionale Aido) le due campionesse raccontarono i momenti più significativi delle loro carriere, ricche di successi, ma anche le pagine più difficili: per Maurizia il rapporto con il coach azzurro Marco Bonitta, che la escluse dalla nazionale poi iridata di cui fece invece parte Anzanello; per Sara ovviamente il trapianto e l’obbligata chiusura di carriera, anche se dopo tre anni decise di riprendere, per qualche tempo, in serie B, “giusto per poter decidere io quand’era ora di chiudere definitivamente”.
In particolare Sara, parlando del trapianto, disse che “essere un’atleta mi ha aiutato molto a reagire: ero abituata da sempre a cercare di perfezionarmi quotidianamente, a superare ogni giorno i miei limiti, e questa è la filosofia che mi ha guidato anche nel superare quel che mi è successo”.
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