Servono investimenti, solo così la classe media tornerà ad avere il peso necessario. Significativo il rapporto "Struggling middle class"
Adesso il refrain è flat tax. Prima era reddito di cittadinanza e quota cento. Per carità, tutti e tre sono provvedimenti giusti. Ma lo sono in un’economia e una società che funziona. Noi (Italia, ma non solo) invece abbiamo altre priorità: dobbiamo ricostruire una struttura sociale il cui perno sia la classe media. E per farlo c’è solo un modo: creare occupazione, quindi utilizzare le risorse disponibili negli investimenti. Poi si dovrà pensare alla politica dei redditi. La classe media non si ricostruisce dando un po’ più di soldi a chi ne fa già parte, ma aiutando il rientro di chi ne è uscito. Oltretutto non per colpa sua.
Del resto credo sia sotto gli occhi di tutti che c’è stato il collasso di quella che l’Ocse definisce “lo zoccolo duro della democrazia e dello sviluppo economico”. Le prove sono continue, una delle ultime è il rapporto appena uscito sulla “Struggling middle class”, la classe media in affanno. Sottolinea come l’impatto contemporaneo di globalizzazione e automazione abbia azzoppato lo slancio dinamico degli strati sociali che, per la loro proiezione sul futuro, l’investimento – in chiave di autopromozione – su educazione e cultura, il desiderio di salire la scala sociale, la costante ricerca di opportunità sono stati storicamente le leve di accumulazione di capitale umano ed economico.
Secondo il rapporto lo sviluppo è maggiore dove la classe media è più forte. Invece, la situazione è diametralmente opposta e non si vedono miglioramenti: lavoratori cinesi da una parte, robot e software dall’altra sono le due braccia della tenaglia che ha progressivamente strizzato le classi medie dei paesi ricchi.
Del resto ci sono alcuni dati inconfutabili: prendiamo, ad esempio, i cosiddetti baby boomers, che stanno andando in pensione in questi anni: quando avevano vent’anni, fra il 1965 e il 1980, quasi il 70 per cento di loro si poteva definire classe media. Oggi, nei paesi Ocse, solo il 60 per cento dei Millennials può fare altrettanto. E’ una lenta inarrestabile emorragia, al centro della scala sociale, che assume spesso il carattere di una brusca, rovinosa caduta.
Non a caso il rapporto riferisce che una persona su sette dalla classe media è scivolato più indietro andando a rimpolpare quel venti per cento più povero. E non ci sono segnali di inversione di tendenza. Anzi, c’è una probabilità su cinque che ulteriori persone scendano nelle classi inferiori di reddito entro i prossimi quattro anni.
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