Una politica pericolosa

Spesso le scelte migliori sono impopolari, ma se si cerca solo il consenso si rischia di restare indietro

A cosa è dovuto lo straordinario consenso di cui gode Matteo Salvini? La domanda se la pongono in continuazione un po’ tutti. Va da sé che alla base c’è una serie di concause, a partire dalla straordinaria capacità di sfruttare i social. Gli stessi sui quali avevano costruito le loro fortune i 5stelle.

Matteo Salvini

Ma c’è di più. Una risposta ha cercato di darla Renato Mannheimer, noto sondaggista che ieri è stato intervistato da “Il sussidiario”. Il giornale online parte dal presupposto che nonostante i tanti casi che hanno suscitato polemiche anche dure, e nonostante la crisi interna al governo, Salvini e la Lega rimangono lassù, tra il 37 e il 37,5%, con una perdita di pochissimi decimali. E chiedono lumi a Mannheimer. Il sondaggista è chiaro: “Il caso Carola Rackete, il Russiagate, lo show in spiaggia a Milano Marittima, lo scontro sulla Tav non scalfiscono la popolarità di Salvini. La gente quando la intervistiamo per i nostri sondaggi ce lo dice chiaramente, Salvini parla come me, si veste come me, fa bene a essere duro con i migranti, ci rappresenta come nessun altro. Il suo modo di fare, che infastidisce molti, evidentemente funziona, e alla grande”.

Ecco, Salvini ha successo perché parla come mangia. Io credo ci sia anche qualcosa d’altro. Gli italiani sono sempre alla ricerca di un porto sicuro. Prima lo hanno identificato in Berlusconi, poi in Renzi, quindi nei 5stelle ed ora in Salvini. Tutto però è legato ai risultati: se il leader del Carroccio li porterà a casa, mantenendo le promesse fatte, continuerà a fare il pieno di consensi. Altrimenti verrà abbandonato. Perché il rischio delle scuffie è proprio quello: passare in fretta dalla passione sfrenata al totale disinteresse. Quindi il politico in questione è sempre costretto ad alzare l’asticella.


Matteo Salvini

Ma abbiamo veramente bisogno di una politica come questa? Secondo me assolutamente no. Continuo a credere che l’uomo dei miracoli non esista. Perciò,  tutti i livelli, non servono imbonitori, ma amministratori capaci. Scelte popolari o populiste vanno sempre messe in conto. Fanno parte del gioco. Però non dovranno mai essere il core business della politica di un governo. I risultati concreti si ottengono con una politica a lungo raggio e, spesso, con scelte impopolari. Il rischio però è che succeda quello che è capitato a Renzi: quando ha proposto delle riforme per ammodernare il paese ha guadagnato consenso e credibilità internazionale (ne abbiamo bisogno come il pane), ma ha perso l’appoggio degli italiani.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.