Siamo in forte ritardo. Ecco cosa serve
CESENA. Un governo ambientalista solo di facciata. E’ l’accusa che muovono Ferruccio de Bortoli ed Enrico Giovannini sul Corriere Economia, fascicolo settimanale del Quotidiano di via Solferino. Il titolo parla da solo: “Il futuro è green, i nostri piani verde pallido non bastano”. In premessa i due giornalisti sottolineano che servirebbe più sensibilità verso l’ambiente se non altro perché la settimana scorsa l’Agenzia europea per l’ambiente ha indicato in circa 65.000 all’anno le morti premature in Italia dovute all’inquinamento a fronte di circa 450.000 morti in tutto il continente.
Poi sono critici sulla legge di Bilancio per il 2021, in discussione alla Camera, giudicandola inspiegabilmente timida sulla trasformazione ecologica ed energetica. Come se si volessero procrastinare scelte ormai urgenti, sottolineano, in particolare la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi (come le agevolazioni sull’uso del gasolio), pari a quasi 20 miliardi annui, semplicemente per non affrontare costi di transizione (e questioni di consenso) che oggi, con le attuali quotazioni del petrolio, sarebbero più facilmente superabili. La legge di Bilancio prevede di tagliare tali sussidi di un solo miliardo. A partire dal 2023. Una miopia incomprensibile.
E’ una contraddizione per un Paese che, al più tardi nel prossimo febbraio, dovrà presentare un preciso e articolato Piano per accedere ai sussidi e ai prestiti del Recovery fund. E molto dovrà ruotare attorno al tema ambientale che è uno dei tre obiettivi dell’Ue. Gli altri due sono inclusione e digitalizzazione. Inoltre nel 2021 l’Italia, come presidente del G20, alla conferenza del clima a Glasgow dovrà sostenere le posizioni europee, che prevedono il taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e la carbon neutrality entro il 2050. Invece l’Italia si presenterà senza un Piano Nazionale Integrato Energia-Clima in linea con gli obiettivi europei, senza aver creato tavoli settoriali per disegnare i piani di decarbonizzazione delle diverse attività economiche.
De Bortoli e Giovannini in conclusione ricordano alla classe dirigente, non solo quella politica, che siamo di fronte a una sfida epocale, non solo per la salute del pianeta. Il mondo produttivo è alle soglie di un salto di paradigma storico e chi tardi arriverà peggio alloggerà, come dice il proverbio. Lo spartiacque fra vincitori e perdenti, sul versante del benessere, del reddito e del lavoro, dei prossimi anni passa per la riconversione ecologica, opportunità straordinaria di business per le imprese innovative, molte delle quali italiane. Per farlo servono infrastrutture per l’ economia circolare, innovazione e ricerca sulle nuove tecnologie energetiche e dei materiali, accompagnamento delle medie e piccole imprese alla trasformazione delle filiere, investimenti massicci sulla formazione delle nuove professionalità tecniche e manageriali. Insomma, una visione sistemica.
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