Itinerari per il dopo pandemia. Terza tappa
Nel segnalare luoghi di culto che in passato hanno avuto una grande rilevanza è d’obbligo inserire l’abbazia benedettina di San Donnino in Soglio, dedicata al santo martirizzato a Fidenza nel III secolo e protettore della città emiliana, che si trova a circa quattro chilometri dal centro di Rocca San Casciano, verso San Zeno e Galeata. La consiglio come una delle mete del dopo pandemia, quando sarà consentito muoversi in libertà, per la bellezza dei luoghi e l’importante storia che l’hanno caratterizzata a partire circa dall’anno Mille. Si fa risalire all’epoca la costruzione della prima chiesa, comunque documentata dal 1214, e del convento, probabilmente alle dipendenze dell’abbazia di San Benedetto in Alpe (risalente al IX secolo) o come eremo dell’abbazia benedettina di Sant’Andrea di Dovadola.
L’antico luogo di culto si presentava a tre navate, con abside affrescata nel Trecento da artisti di scuola riminese. Gli affreschi originali, di cui restano ampie tracce, raccontavano la vita di San Donnino (III secolo – 296). Mentre le antiche sculture romaniche in pietra d’Istria sono state incastonate nella facciata della chiesa durante gli importanti lavori eseguiti sull’edificio nel Settecento, che l’hanno ampiamente rimaneggiato e reso più piccolo a una sola navata. Si può notare che la scultura di sinistra raffigura San Pietro che regge nella mano destra il pastorale e nell’altra le chiavi del Paradiso; al centro l’Agnello con la croce e sulla destra un monaco con un incensiere fumante. Sotto la scritta “Hoc Opus Fecit Dominus Petrus Abas” sono visibili le sculture di tre dei quattro evangelisti.
Ancora oggi la chiesa è affiancata dall’ex palazzo abbaziale, che, con la sua base a scarpata e le mura possenti, presenta tuttora la struttura difensiva dell’intera costruzione medievale. Fu, infatti, il medioevo il periodo di massimo splendore di quest’abbazia, centro spirituale, culturale ed economico sull’Appennino; legata alle abbazie di San Benedetto in Alpe, di Sant’Ellero e all’eremo di Camaldoli. Aveva anche legami di dominio sui vicini castelli di Montecerro, Orsarola e Montevecchio dei Rocchi, località descritte dalla “Descriptio romandiolae” del cardinal Anglico nel 1371. Nel 1337 San Donnino è citato nel capitolo monastico di quell’anno come secondo convento della diocesi di Forlimpopoli, convento che fu soppresso dopo il Concilio di Trento (concluso nel 1563), ad opera di San Carlo Borromeo, legato del Papa a Ravenna.
Da allora l’abbazia di San Donnino è rimasta parrocchia ed è meta di escursionisti per la bellezza dell’ambiente e del panorama, oltre che per il fascino spirituale e storico della località.
Di recente sono stati eseguiti i lavori di restauro del chiostro mentre sono necessari altri interventi, in particolare al tetto, per i quali si è ipotizzato di costituire un comitato per la raccolta dei fondi necessari.
Andando sul posto si può fare una salutare camminata nei dintorni, così come visitare la vicina Rocca San Casciano che ha il suo cuore nella piazza triangolare intitolata a Giuseppe Garibaldi. Anche in questo caso non si rimarrà delusi né dei luoghi né della storia che li ha caratterizzati. Così pure dei ristoranti e degli agriturismi della zona.
Per informazioni: IAT – Ufficio informazione e accoglienza turistica, viale Marconi, 20/28 (Galleria Terme), Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC); telefono: 0543769631; email: iatcastrocaro@visitcastrocaro.it
Gabriele Zelli
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