La famiglia Montanari ha gestito il ristorante in centro a Forlì da fine '800 fino al 1994
Lo scorso 24 marzo, il Covid si è portato via il forlivese Pietro Montanari e quattro giorni dopo la moglie Franca Lolli. I due erano sposati dal 1960.
Con Pietro Montanari se ne va un pezzo di storia di Forlì che oramai in pochi ricordano. La famiglia Montanari, da fine ‘800 (a parte una interruzione negli anni ’70 quando il locale fu dato in gestione per qualche anno) è stata proprietaria di quello che un tempo era il famoso ristorante Da Pirin, in via Mameli, dietro la torre civica.
“Pirin”, che in dialetto significa Pierino, diminutivo di Pietro, poi il figlio Renato e il nipote Pietro (lo stesso nome del nonno) hanno continuato la tradizione del buon bere e del buon mangiare romagnolo, grazie anche a Floria Ricci, moglie di Renato, grande cuoca autodidatta, amante delle ricette dell’Artusi, che trasformò l’osteria in trattoria e poi nel primo vero ristorante della città, introducendo a Forlì alcune ricette che erano per quei tempi molto moderne ed elaborate come il pasticcio di maccheroni e cappelletti (da mangiare il primo dell’anno) e lo sformato alla finanziera.
L’edificio in cui sorgeva il ristorante è del Seicento, una struttura che si è dimostrata molto solida dato che resse alle esplosioni della notte fra l’8 e il 9 novembre 1944 provocate dall’esercito tedesco in ritirata che distrusse l’antistante Torre Civica e il Teatro comunale del Settecento.
La casa inizialmente era un granaio, sembra poi sia stata una stazione in cui venivano cambiati i cavalli delle diligenze e poi un’osteria, con a fianco un maniscalco che ferrava i cavalli dei viandanti che, mentre si concedevano una bevuta, potevano chiedere di cuocere la carne e la trippa portata con sé da casa sull’enorme griglia posta al centro della sala. La griglia e il camino erano così grandi che le sedute stavano tutt’intorno. Il bisnonno Pietro, lo stesso nome del Montanari recentemente scomparso, e dopo di lui i figli producevano anche il vino che vendevano, svinando in una cantina che si trovava dietro al Duomo.
Il locale era molto conosciuto con l’epiteto di ristorante Da Pirin “Cul Rott”, così denominato perché il fondatore Pietro fu uno dei primi a sottoporsi all’operazione delle emorroidi, anche se poi giravano altre spiegazioni più fantasiose e meno edificanti.
La tradizione culinaria di “Pirin” è durata fino al 1994, anno in cui Pietro Montanari si è ritirato in pensione. Gli antichi arredi (tavoli, sedie, ecc.) e tutte le attrezzature per vinificare della vecchia osteria sono state donate dai Montanari al Museo Etnografico Romagnolo “Benedetto Pergoli”, attualmente in deposito, dove è possibile ammirarle in una sala dedicata alle osterie e alle cantine.
“Dopo il ritiro in pensione di mio padre” – commenta Monica Montanari, figlia di Pietro e Franca Lolli – “il locale è passato di mano in mano a diverse persone che non hanno mantenuto la tradizione romagnola. Oggi ci sono nuovi esercenti, un gruppo di giovani che hanno aperto in questi giorni “Fuori misura”, un locale che riscopre la tradizione romagnola, rivisitandola e che ha anche finalità sociali, in quanto coinvolge nel sistema produttivo persone diversamente abili”.
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