Il lato effimero della felicità

Quello che stiamo facendo migliora e arricchisce la nostra esistenza?

CESENA. Dobbiamo chiederci – e sempre – se quello che stiamo facendo migliora e arricchisce la nostra esistenza. O abbiamo tutti, per qualche innaturale deformazione, perso l’istinto per quel che la vita dovrebbe essere, e cioè soprattutto un’occasione di felicità? 

La frase è a pagina 70 di “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Ho sempre pensato che un libro debba farti riflettere. Poco conta che si condivida o meno quello che si è letto. Quindi il volume di Terzani solo dopo il 15 per cento della lettura ha centrato il suo scopo. Per la verità ci era già riuscito. Sono molte le riflessioni che l’autore stimola. Tante domande restano attuali nonostante la prima edizione del libro sia datata giugno 1998.

Certo, è difficile condividere la frase “che brutta invenzione il turismo!” (pag. 31). Inoltre pare forzato definirlo (il turismo) “una delle industrie più malefiche!”. Però Terzani non ha tutti i torti quando aggiunge: ha ridotto il mondo a un enorme giardino d’infanzia, a una Disneyland senza confini. E questa considerazione ci riporta alla domanda iniziale: cosa serve per fare della vita un’occasione della felicità?

La risposta sembra semplice: accontentarsi. Vale in generale, ma in modo particolare per il turismo. Accontentarsi però non significa rinunciare, ma soppesare pro e contro e trovare una soluzione che soddisfi la nostra comfort zone e non il nostro ego. Se accontentarsi significa godere di una cosa che può avere dei limiti può essere il modo giusto per vivere serenamente. Se invece significa rinunciare a qualcosa che si ritiene vitale per se stessi potrebbe essere limitativo. Il problema è che cosa si ritiene vitale. Se siamo di fronte ad una situazione esistenziale non vanno fatti sacrifici. Il problema è che spesso si fa confusione e l’effimero diventa vitale. E qui torna il discorso legato ai “guasti” provocati dal turismo. 

Vacanze e viaggi sono fondamentali. Spesso però è sbagliata la filosofia. Ormai si tende ad alzare l’asticella per andare alla ricerca di posti esotici. In molti casi affidandosi a tour stressanti e faticosi. Il più delle volte per appendersi al petto una stella e poter dire “io ci sono stato”. Mentre la vacanza dovrebbe essere relax. Che non vuol dire fare rinunce. Ma imporsi un ritmo slow. Prediligere la qualità alla quantità. Voler vedere tutto ti impone di correre e non apprezzare quello che si ha di fronte a partire dalla cultura dei posti che si visitano. 

C’è poi l’aspetto economico che non è del tutto secondario, partendo dal presupposto che non tutti possono aprire il portafoglio a fisarmonica. Una vacanza “sostenibile” ha un costo più basso di una “esotica”. Fra l’altro sono sempre più frequenti i casi di richieste di prestiti per finanziare la vacanza. Però la domanda è legittima: fare dei debiti aiuta la felicità? 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.