Il tempo passa e la scadenza del bando per la gestione dell’aeroporto si avvicina senza che ci siano segnali di operatori interessati. Si moltiplicano gli appelli di quanti sono coinvolti direttamente (dipendenti, supportati dal sindacato) che stanno dimostrando di avere una chiarezza di prospettiva che non pare avere, per ora almeno, il mondo delle istituzioni. Mentre a Rimini, nonostante una situazione debitoria impressionante, il prefetto e le istituzioni pubbliche e private sono impegnati a sviluppare iniziative per il salvataggio del loro aeroporto, a Forlì non notiamo nulla di tutto questo, ma solo un’attesa passiva dell’arrivo di cinesi, arabi o americani.
In città pare esserci scarsa considerazione su aeroporto, polo tecnologico e, in definitiva, su una gloriosa tradizione aeronautica: tutto ciò a fronte di uno scalo che, per proprie caratteristiche strutturali, è nei primi 10 aeroporti italiani, non ha limiti di espansione e che, per eccellenza di attrezzature aviation, è alla pari di colossi come Fiumicino e Malpensa.
Forlì non può pensare che il proprio aeroporto sia destinato a chiudere o a diventare una pista solo per le scuole di volo: occorre riaprire il confronto con la Regione e la programmazione regionale perché lì sta la risposta al sistema aeroportuale regionale prima ancora che a Roma.
Tutti conoscono i limiti delle strutture aeroportuali limitrofe: Bologna non ha spazi per la crescita e l’attuale pista non può più essere allungata; Rimini ha grossi problemi, oltre che economici, legati al passaggio da aeroporto militare a civile, che comporterà il suo non utilizzo per alcuni anni e su cui dovranno essere fatti investimenti per oltre 50 milioni di euro.
In sostanza l’unico aeroporto con le carte in regola è il Ridolfi: per questo motivo alla Regione dovrebbe interessare la valorizzazione di Forlì: è chiaro, quindi, che la vera partita politica si gioca a Bologna. Teniamo presente che nei prossimi 20 anni è previsto il raddoppio del numero dei passeggeri all’interno della Unione Europea: un motivo in più, alle luce delle considerazioni appena fatte, per cui la Regione Emilia Romagna, se vuole stare al passo con i tempi, ha bisogno di Forlì.
Dobbiamo prepararci anche alla malaugurata possibilità che il bando (fra l’altro pubblicato solo in lingua italiana: curioso, visto che si spera in investitori stranieri?!?) vada deserto e attrezzarci per rispondere a questa evenienza. Come? A Forlì deve nascere un progetto condiviso fra Istituzioni Pubbliche, a partire dal Comune, Enti Privati, Associazioni di Categoria del territorio forlivese-cesenate e ravennate, finalizzato al rilevamento della licenza dell’aeroporto, per mantenere funzionante il Ridolfi attraverso una gestione caratterizzata da una forte riduzione dei costi di gestione al fine di ricreare le condizioni per fare ripartire la più importante infrastruttura che il nostro territorio possieda. Il declino a cui è arrivata Forlì si ferma incentivando lo sviluppo: la riapertura dell’aeroporto può generare, come in un recente passato, un indotto importante in termini di servizi e logistica per il territorio. Lo ripetiamo, c’è un silenzio assordante delle forze politiche e delle istituzioni sul destino dello scalo forlivese. Come lista CambiaForlì! riteniamo che ci vogliono iniziative concrete, subito, in questa direzione, condivise dal maggior numero possibile di partners territoriali, pubblici e privati, qualificati.
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