E’ meglio sì! ce lo potrà raccontare, speriamo probabilmente fra un paio di giorni, quel signore che ieri al campo dell’Edera di Forlì, accompagnando il figlio a una partita di rugby, durante un “gioco” fra padri e figli, si è accasciato a terra senza vita. Una vita che gli è stata prontamente restituita dalla presenza di un defibrillatore sul posto e di una persona che sapeva che uso farne.
Il fatto che fosse un’infermiera professionale, che casualmente si trovava lì, è stato un doppio colpo di fortuna, ma senza nulla togliere alla sua professionalità e alla sua evidente prontezza di spirito, è bene ricordare, a fini di una sempre più ampia diffusione dei defibrillatori pubblici sul territorio e della defibrillazione precoce – il mezzo più efficace per salvare una vita -, che il BLSD lo può imparare chiunque lo desideri, basta volerlo…
Sì perché un defibrillatore moderno è più facile da usare di un comunissimo frullatore. L’unica differenza, non da poco va detto, è che lo si utilizza su un morto: perché questo è una persona che improvvisamente si accascia e non dà segni di vita. E’ quindi richiesto una buona dose di sangue freddo e di calma, anche se il momento non li contempla. Il resto lo fa questa splendida macchinetta che può ridare la vita: una voce automatica ci parla, ci indica passo passo cosa dobbiamo fare, e cosa intende fare, noi dobbiamo solo averla a disposizione e una volta attaccate le due apposite piastre, si tratta di premere un bottone… Volete mettere i due giorni di prognosi?
Forlì, ha dimostrato in questi ultimi anni una grande sensibilità sull’argomento, e molte associazioni e famigliari di qualche sfortunato, spesso giovani, una triste lista che nel nostro territorio inizia col mitico Vigor Bovolenta e finisce (ci auguriamo tutti), col giovanissimo Raffaele Polidori, si sono dati tanto da fare affinché non debba ripetersi la mancanza di un defibrillatore sempre disponibile in caso di bisogno. E poi oltre 500 persone formate a Forlì, Predappio e Meldola, da una Onlus di Pisa, Cecchini Cuore, impegnata da anni nella campagna sulla diffusione capillare della defibrillazione precoce, che ha sempre messo a disposizione la sua professionalità gratuitamente perché tante persone comuni, o ancora volontari del soccorso, farmacie, imprenditori, persino 110 studenti del Liceo Scientifico di Forlì, potessero impararne il suo semplice utilizzo.
Il costo di un defibrillatore? Poco più di un cellulare di ultima generazione. E in generale un po’ tutti oramai, ne abbiamo pieni i cassetti.
Ma dove si compra? su internet ne trovate quanti volete.
E la legge che dice? Una norma del 2012 obbliga tutte le società sportive a disporne entro determinate scadenze. Peccato che il termine entro il quale dovranno adeguarsi, che differisce per tipologie di società, non sia ancora scaduto per tutti. E intanto? Se questo evento fosse capitato in una di quelle squadre che ancora non hanno provveduto ad adeguarsi, molto probabilmente staremmo parlando d’altro… E’ vero esiste anche il 118, ma per quanto bravi e tempestivi, a meno che non siano già sul posto, è impossibile intervenire entro i primi fondamentali tre minuti che servono a evitare conseguenze disastrose, spesso tragiche.
Tutti noi dovremmo fare in modo di non dover aspettare la prossima disgrazia, la prossima raccolta fondi fatta da amici e parenti che hanno compreso sulla loro pelle l’importanza di un defibrillatore pronto all’uso, innanzitutto nei luoghi sportivi!
Lasciatemi fare gli auguri di pronta guarigione a quello che fortunatamente ora pare essere un “semplice infortunato” e dire grazie a chi è stato così lungimirante da dotare di un defibrillatore la squadra di rugby! E un grazie speciale vada a quella brava soccorritrice.
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