È il 18 luglio 1979, a Forlì, su iniziativa dell’Avvocato Salvatore Lombardo e del professor Dino Amadori, quindici soci fondatori costituirono l’Istituto Oncologico Romagnolo con lo scopo di sostenere la Ricerca, la Prevenzione e la terapia dei tumori nel territorio romagnolo, a fianco delle Istituzioni Sanitarie pubbliche.
Con queste parole, uscite sui giornali dell’epoca, il primo Presidente dello IOR, Salvatore Lombardo, chiamava a raccolta i cittadini romagnoli: «Si è scelto la forma cooperativa per sfruttare i vantaggi di una struttura che sicuramente è più agile e non è vincolata a procedure macchinose, e per facilitare la partecipazione diretta di chiunque vi voglia aderire».
Trentacinque anni dopo, la situazione socio sanitaria è cambiata radicalmente. Il professor Dino Amadori, da pochi mesi nuovo Presidente IOR, ripercorre le tappe fondamentali che hanno contraddistinto questi 35 anni e le sfide dei prossimi anni: «Alla fine degli anni ‘70 la Romagna era uno dei territori italiani ed europei con il più elevato tasso di mortalità per tumori, che risultavano essere un nemico quasi invincibile. All’epoca non esisteva la Ricerca, non venivano assistiti a dovere i pazienti in fase critica, non esistevano programmi di prevenzione e c’erano solo 2 oncologie in Romagna. Chi veniva toccato dal cancro aveva pochissime possibilità di sconfiggerlo. Poi, insieme abbiamo trasformato l’impossibile in possibile le paure in energia e le speranze in certezze. Oggi, abbiamo in Romagna 7 Reparti oncologici, 3 Day Hospital e 8 Hospice. I Volontari e i Medici IOR hanno assistito oltre 30.000 pazienti gratuitamente e oltre 110.000 studenti delle scuole romagnole di ogni ordine e grado sono stati sensibilizzati ai corretti stili di vita, in particolare ai rischi per la salute derivanti dall’alcool e dal fumo».
«Abbiamo sostenuto, tramite borse di studio, la formazione di oltre 230 Medici e Ricercatori, oggi stimati professionisti in Italia e all’estero. Infine, abbiamo ideato e realizzato l’IRST di Meldola, oggi centro avanzatissimo nel quale si sperimentano cure, in collaborazione con i principali centri ed università internazionali».
«Oggi chi viene toccato dal cancro in Romagna ha oltre il 50% di possibilità di sconfiggerlo, perché grazie alla prevenzione, alla ricerca e alle cure più innovative possiamo fare la differenza.
Ieri eravamo in quindici, oggi siamo in migliaia tra Volontari, Sostenitori, Soci, Amici, Medici, Professionisti e Ricercatori. La battaglia è ancora lunga, ma stiamo camminando nella strada giusta e abbiamo le armi appropriate per combatterla. Il nostro obiettivo per i prossimi decenni sarà quello di dare la possibilità a tre persone su quattro, che verranno toccate dal cancro, di sconfiggerlo. Io ci credo e con il vostro aiuto possiamo farcela».
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