In memoria di Mario Vespignani, un “civil servant” romagnolo

C’era tanta gente a “Regina Pacis” a dare l’ultimo saluto a Mario Vespignani l’8 ottobre scorso. Tanti del popolo forlivese per dare l’addio ad uno dei suoi uomini migliori. Ho conosciuto Mario nel 1978 e fino al 1989, anno del suo pensionamento, abbiamo lavorato fianco a fianco e tantissimo di quello che ho imparato professionalmente lo devo a Lui.

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Ma forse di più ho imparato sul piano umano, dall’attenzione che egli riservava ai più umili, a quelli che nelle relazioni interpersonali usavano quasi esclusivamente il suo amato dialetto romagnolo. Per loro egli era sempre disponibile e la porta dell’ufficio sempre aperta.

Era, ma questo lo imparai molto dopo, quello che gli inglesi definiscono un “civil servant”, una di quelle persone che intendono il lavoro pubblico e nel pubblico, al servizio dei cittadini e non per fare gli interessi del potente di turno. Copiosa è stata la sua produzione letteraria: le poesie, le divertentissime “zirudèle”, testi di canzoni, commedie, libri…

Fu il primo che mi fece comprendere che il dialetto romagnolo non era una sottolingua o una lingua di serie B ma un vero e proprio linguaggio che affondava le sue nobili radici nella parlata celtica e latina. Con ironia sapeva (so)ridere e far ridere, ma sempre con bonario tratto umano, degli aspetti tragicomici del vivere quotidiano. Quando scriveva in dialetto (esercizio culturale abbastanza difficile) aveva un’attenzione grandissima alla metrica, all’ortografia e alla punteggiatura. Lingua del popolo ma non popolare.

Era un uomo con tanti interessi e di ferme convinzioni politiche: da vecchio socialista stimava e apprezzava Pietro Nenni e difese con forza le sue idee anche in tempi non facili. Amava Aldo Spallicci e ogni tanto mi recitava qualche componimento del grande romagnolo. Quando nel 1986 Papa Giovanni Paolo II venne a Forlì forse non molti sanno che, per parte laica, due furono i punti di riferimento, gli organizzatori, gli artefici, quelli che per mesi seguirono puntigliosamente e metodicamente un evento assolutamente straordinario per Forlì come la visita di un Pontefice: Gabriele Zelli e Mario Vespignani.

Ennio Gelosi

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