3 NOVEMBRE 1867 MORIVA A MENTANA ACHILLE CANTONI
di Marco Viroli e Gabriele Zelli
Addio o forlivesi
ci rivedremo un dì
se arrivo andare a Roma
non torno più a Forlì
Scriverò una letterina
diretta alla mia mammà
che suo figlio Achille
si trova in campo ammalà
Attacca i suoi cavalli
la prende anche il fucil
e la si mette in strada
come un garibaldin
Quando fu a metà strada
incontra un contadin
era vestito di panno
di panno del più fin
Dimmi o contadino
dimmi la verità
quel pann che porti indosso
dove tu l’hai comprà?
Non voglio dir bugie
voglio dire la verità
a un generale sul campo
che noi abbiam spoglià
E lei si mise a piangere
a piangere e sospirar
Povero il mio Achille
dove me l’hanno ammazzà?
Dimmi o contadino
sapresti voi insegnar
la tomba del Cantoni
in dove la ci stà?
Andate un po’ più avanti
là c’è un alberin
la tomba del Cantoni
là ci sarà vicin.
Questa bella canzone popolare, risalente al 1889 e intitolata “La madre abbandonata in cerca del suo Achille”, è ispirata alla morte di Achille Cantoni, il giovane volontario forlivese, ucciso dai francesi a Mentana il 3 novembre 1867.
Sin da giovanissimo al fianco dell’Eroe dei due mondi che lo definì «figlio prediletto delle Romagne», Achille era nato a Forlì il 13 agosto 1835, figlio del commerciante Nicola Cantoni e di Vincenza Ghinassi.
Nel suo “Cantoni il volontario”, romanzo storico pubblicato nel 1870, Giuseppe Garibaldi narra di come il giovane forlivese fosse seguito dalla sua compagna Ida che aveva allora quattordici anni e che «vestita da uomo seguiva così Cantoni alla coda della colonna».
È sempre lo stesso Garibaldi ad attribuire al patriota forlivese il merito di avergli salvato la vita nei pressi di Velletri, nel 1849. Racconta il generale che trovandosi circondato con un piccolo gruppo dei suoi da un «numero sì sproporzionato» di nemici che l’unica prospettiva che rimaneva loro era «morire da forti», fu strappato al pericolo dal coraggio e dall’ardimento di Achille Cantoni: «Cantoni pel primo […] gittossi tra me ed un nemico che mi travagliava da vicino, e contro cui io difficilmente mi difendevo essendo rotto dalle contusioni, e mentre il borbonico mi feriva, forse con un colpo sulla testa, la sciabola liberatrice lo colpiva e bestemmiando si ritirava col braccio penzolone».
Rimasto ferito il 30 aprile 1849 in battaglia contro i francesi, dopo essere finito in un ospedale nemico, Achille Cantoni fu lasciato libero a seguito della caduta della Repubblica romana.
Si laureò in Giurisprudenza a Siena nel 1855 e nel 1859 partecipò alla II Guerra d’Indipendenza, inquadrato prima nella Guardia Nazionale, poi nell’esercito sardo. Congedatosi nel 1862 fece ritorno a Forlì dove, il 30 luglio 1865, venne eletto al Consiglio Comunale.
Così lo ricorda Antonio Fratti, altro grande garibaldino forlivese: «… Cantoni, cugino di Alessandro Fortis, suo aiutante, mi era amico e si mostrava cortesissimo verso di me. Una volta o due m’invitò a mangiare quel poco che casualmente si trovò nei casolari. Egli era un bello, robusto e alto uomo; era serio ed austero …».
Il richiamo delle armi e della lotta per la libertà era fortissimo in Achille Cantoni che nel 1866 prese parte alla III Guerra d’Indipendenza ancora una volta con i garibaldini, I Reggimento Volontari Italiani, guadagnandosi sul campo la promozione a capitano, quindi a maggiore.
A capo della 4ª colonna dei volontari italiani, fu con Garibaldi anche in occasione del fallito tentativo di liberare Roma. Il 3 novembre 1867, quasi 5.000 garibaldini, capitanati da Giuseppe Garibaldi si scontrarono a Mentana contro l’esercito franco-pontificio che, numericamente era all’incirca il doppio. Inizialmente le sorti della battaglia parevano pendere dalla parte dei garibaldini, alla fine però il generale dovette arrendersi, lasciando sul campo di battaglia 370 dei suoi uomini.
Tra questi Achille Cantoni che perse la vita insieme all’amico Francesco Vigo Pellizzari e ad altri tre patrioti forlivesi: Oreste Basini, Pietro Gualaguini Cossa e Oreste Severi.
Nel 1887, ventennale della battaglia, in memoria dei giovani caduti venne eretta un’ara su progetto di Augusto Fallani. Il monumento ha la forma di un grande altare che custodisce un ossario con i resti dei caduti del 1867 e un piccolo museo di cimeli garibaldini relativi alla battaglia.
Le spoglie di Achille Cantoni riposano nel loggiato del Cimitero Monumentale di Forlì insieme a quelle della madre Vincenza Ghinassi «uccisa dal dolore di tanta perdita». Sulla stele funeraria sono incise queste parole: «Achille di Nicola Cantoni propugnatore costante animoso dell’Indipendenza e dell’Unità d’Italia colonnello dei volontari caduto a Mentana il 3 – 11- 1867 qui giace colla madre».
CON IL NASO ALL’INSÙ
A Forlì, nei pressi della via intitolata ad Achille Cantoni, al numero 91 di corso Mazzini, di fronte alla Chiesa del Carmine, si trova Casa Ronchi Cantoni. L’edificio è stato completamente restaurato e per questo risulta privo di ogni traccia dell’originario assetto. L’unica parte superstite è il portico cinquecentesco a cinque campate sorrette da colonne in muratura con capitelli lavorati, attribuiti a Rocco Poltri da Ferrara. Solo quattro di questi capitelli sono corinzi e presentano una lavorazione più pregevole con foglie d’acanto come decorazione mentre gli altri quattro sono ionici. Sul fronte dei capitelli spicca lo stemma della famiglia Ronchi con tre gigli e due spade al centro, mentre di lato è scolpita una conchiglia.
Alcuni documenti e volantini pubblicitari testimoniano che, nel 1909, in questo palazzo venne aperto il Cinematografo Pathé Fréres (dal nome di una celebre società francese).
Nel dopoguerra, il palazzo fu sede del circolo socialista dedicato a Claudio Treves e alcuni dei suoi ambienti furono utilizzati come sala da ballo fino agli anni Settanta.
Nel 1835 fu casa natale di Achille Cantoni, per questo, in occasione del centenario della nascita dell’eroe garibaldino, un’epigrafe in suo ricordo, dettata da Ezio Garibaldi, nipote di Giuseppe, venne murata sulla facciata. La lapide necessiterebbe oggi di accurato restauro, infatti le parole che reca incise risultano a malapena leggibili:
IN QUESTA CASA NACQUE / IL XIII AGOSTO MDCCCXXXV / ACHILLE CANTONI / COLONNELLO GARIBALDINO / VOLONTARIO IN QUATTRO CAMPAGNE / CHE NON INVANO EBBE ROTTO DA PIOMBO STRANIERO / IL GENEROSO PETTO / IL III NOVEMBRE MDCCCLXVII / PERCHÉ IL SANGUE DEGLI EROI DI MENTANA / APRE ALLA MADRE ITALIA / LE PORTE DI ROMA IMMORTALE / NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA I GARIBALDINI / DI FORLÌ / EZIO GARIBALDI / 13 AGOSTO 1935 XIII EF
Un’altra epigrafe dedicata ad Achille Cantoni si trova sul monumento ad Aurelio Saffi. Sulla destra è posto, infatti, il medaglione che rappresenta il patriota forlivese e che reca la seguente iscrizione:
ACHILLE CANTONI / CONDOTTIERO / DEI GARIBALDINI / FORLIVESI / SULLA VIA DI ROMA / MENTANA / III NOVEMBRE / MDCCCLXVII
Infine è possibile rintracciare un altro tributo all’eroe garibaldino nell’atrio d’ingresso del Palazzo Comunale dove, nel corso degli anni, sono state collocate alcune lapidi (quattro a destra e cinque a sinistra) che ricordano eventi e personaggi della storia della città, dal Risorgimento ai giorni nostri.
Nel 1869, in occasione del secondo anniversario della battaglia di Mentana, venne scoperta la lapide con incisi ai lati i nomi dei quattro forlivesi che vi perirono: Achille Cantoni, Oreste Basini, Pietro Gualaguini Cossa, Oreste Severi.
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