In un bel pezzo apparso su Forlìbasket.it Riccardo Girardi racconta come la stagione della Fulgor Libertas si sta trasformando in un incubo. Ve lo riproponiamo.
Ancora ebbri di gioia per il primo successo stagionale contro la FortiBudrio? Felici per il crescendo di cui la FulgorLibertas di Dell’Agnello si sta rendendo protagonista? Ancora carichi per la mega coreografia che ha mandato sulla testa di 4.000 scatenati concittadini quintali di pon-pon la sera prima di Capodanno? Sognate ad occhi aperti una squadra che continui la veemente arrampicata in classifica e vi regali una primavera da Giamburrasca nei playoff di LegaDue? Bene, se questo è il vostro stato d’animo, e se intendete far sì che il vostro idillio con la prima squadra di Forlì prosegua senza complicazioni, se mai al mondo consentireste ad anima viva di risvegliarvi da questo sogno, forniamo un suggerimento: fermatevi qui con la lettura di questo articolo.
Perchè quanto segue, purtroppo, va in assoluta contrapposizione al magic moment che – in superficie – il basket forlivese sta vivendo. Nodo della questione? Nemmeno a dirlo: i soldi. Tanti soldi. Stesso, medesimo argomento dell’estate del 1999 (quando andò male), così come dell’estate scorsa (quando, sia pur rocambolescamente, andò bene). Quanti soldi? 500.000? 600.000? 700.000 euro? Si viaggia intorno a queste latitudini. Tanti soldi, vi avevamo avvisato. Come ci si è arrivati? Occorre prima fare un passo indietro. Proprio all’estate scorsa. Necessario, per capire meglio il presente.
Quando a luglio Gino Natali saluta e ringrazia per il pensiero il presidente Giorgio Grazioso (che lo aveva già presentato in pompa magna un mese prima: “Non ci sono i presupposti economici per il mio progetto“, il congedo dell’ex ds di Roma e Milano), se non siamo col prete per l’estrema unzione poco ci manca. Si è in procinto di riesumare i volantini per Piero Paganelli, debitamente aggiornati con nuovo profilo (meno bianco, più brillantina), quand’ecco il colpo di reni del n. 1 di Via Zuelli. Pur dovendo esibire libri contabili che il decennio precedente lo descrivono come possono, Grazioso – che rifiuta categoricamente di compromettere la sua ambiziosa immagine con un fallimento del genere – combatte come un leone. E trova la chiave per schivare il pianoforte che gli sta piovendo in testa provando (e riuscendo) a perfezionare il coinvolgimento della fin lì sottovalutata compagine di estrazione-Libertas (Servadei-Giannelli, quest’ultimo decisivo con un rastrellamento di denari mica da ridere).
Per quanto riguarda il pesante debito accumulato negli anni precedenti (poco, ma molto poco meno di 1 milione di euro), i ‘vecchi soci’ fanno firme impegnative presso gli sportelli del Credito di Romagna: il consolidamento del buco viene tradotto in un mutuo, che Via Zuelli provvederà a pagare in scomode rate di qui a 10 anni. Sistemato il “vecchio”, che si addiziona – ricordatevelo sempre – anche all’altra vicenda dell’Agenzia delle Entrate (altre scomodissime rate) – ci sono un futuro ‘tecnico’, una squadra, un allenatore da riorganizzare, e pure alla svelta. Abortito il demenziale assetto progettato un anno prima, quello dei 766 soci (e del resto i Fluidifikas sono gente troppo seria per lasciarsi coinvolgere in una simile babele), non resta che l’ennesima ‘bagnata’ da decine di migliaia di euro pro-capite. Per Grazioso, per i soci nuovi sopra citati (cui addizionerete l’imprenditore lughese Alcide Resta, una new-entry), così come per i soci più o meno storici che lì didietro ormai c’hanno il callo (Genesi, Gagliardi, Pomponi, Raffoni, Fabbri, Berlati vari ed eventuali). Messo assieme il budget, o qualcosa che tende ad assomigliargli, finalmente si torna a parlare di basket. E qui il confronto è aspro. La LegaDue ha caritatevolmente ripescato la società biancorossa. Ma la ‘vecchia anima’ della FulgorLibertas, scottata dagli eventi, suggerisce prudenzialmente di tornare a fare della terza serie. Grazioso trova la sponda di Giannelli e si impone: Forlì DEVE fare la LegaDue. Gli altri abbozzano dinnanzi a cotanta irruenza. LegaDue ri-sia. A “pane e salame?”. Nossignore, le proteine non possiamo permettercele: “pane e cipolla”.
Mentre – siamo ad agosto inoltrato – Forlì è pronta ad abbracciare una squadra costruita con gli altrui scarti, destinata alla solita annata di inenarrabili sofferenze, fin dalle prime mosse di mercato, sorprendentemente, più che “pane e cipolla” in tavola sembrano arrivare “ostriche e champagne”. (bisbiglia, un anonimo dirigente: “ostriche e champagne forse no, di sicuro il primo e li secondo sono arrivati, e belli abbondanti”). Liberato l’ingenuo parafulmine della retrocessione Alberani, Grazioso organizza una serie di scambi vertiginosi negli snodi cruciali della società: via Gabriele Foschi dentro Ario Costa; via Nenad Vucinic dentro Sandro Dell’Agnello; via Annamaria Fantini dentro Massimo Galli; via Claudia Marconi, dentro Stefano Benzoni. Mancano solo Flavio Briatore al posto di Elena Zurolo e Fiorello al posto del Gaddo (e pare ci abbiano pure lavorato). A quel punto la squadra: tengono Roderick (chi avrebbe osato sperarlo?), pescano un comunitario referenziato come Todic, il capocannoniere della Dna Musso, confermano il richiesto Natali. Anche per il fondo della panchina non si bada a spese. Ragazzi delle giovanili aggregati? Puah, non scherziamo. Il decimo uomo Tabbi (0′ in campo al momento in cui scriviamo), viene prelevato da Palestrina: vitto, alloggio e ingaggio. Basile? Idem: servizio completo (a parte il fatto che gioca giusto con gli Under 19). Si prova perlomeno a rispedire Colosio a Myers. Negativo: il Molleggiato non condivide e la sua mensilità è tutt’ora sulle spalle della FulgorLibertas. Che al 31 del mese effettua (o dovrebbe effettuare) soltanto per il “parco giocatori” una dozzina di bonifici bancari (contro gli 8 di una Jesi, per esempio). Morale: Forlì, quest’anno, ha una proiezione di spesa pari a 1.700.000 euro. Tant’è che, noterete, contrariamente agli anni scorsi, a parte qualche scalcinata scappata di Dell’Agnello (“Ferentino gioca per fare un altro campionato“, ma forse si riferiva alla B1), il tedioso tormento del “budget più basso del campionato” ce lo stanno risparmiando.
Il budget è viceversa alto. E qui l’asse tra Grazioso e Giannelli (lui sì, fin dai tempi della Libertas di Via dei Mille, titolare del master “Fare nozze coi fichi secchi”), pur saldo nella forma, traballa nella sostanza. Del resto quando si gira in Porche, concetti come ‘basso profilo’, ‘pane e cipolla’, ‘di necessità virtù’ equivalgono ad un suggerimento di “sesso con moderazione” rivolto a Rocco Siffredi. Ma Grazioso non è un tipo facile da fermare: ostenta perennemente fiducia e con l’eloquio ti stordisce. Quando presenta il main sponsor Le Gamberi Foods (no, non un marchio nazionale, come imprudentemente annunciato dal suo uomo-ombra Francesco Ferro, ma pecunia non olet e se l’azienda è forlivese la storia ha in fin dei conti contorni più romantici), racconta Forlì come una specie di Lussemburgo romagnola (“Questa è Forlì”). Una Bengodi in cui anche nel cuore del drammatico 2012 la sovrabbondanza di imprenditori danarosi è pari solo alla generosità degli stessi nell’appoggiare il progetto-pallacanestro a Forlì. Confida, insomma, di rastrellare dal territorio tutto quel che servirà per dar benzina alla sua rombante creatura: a cominciare da “l’altro main sponsor, che entrerà a gennaio affiancandosi a Le Gamberi”, del quale si attende l’imminente annuncio.
Purtroppo la realtà dei mesi successivi è meno rosea rispetto al Grazioso affresco. I soldi che dovevano entrare non entrano, la Forlì dal centro storico deserto e dalle zone industriali trapiantate a Marotta, più che del Lussemburgo ha i contorni del Burkina Faso. E in Via Zuelli i conti della serva (quanto entra? quanto esce?) mettono i brividi agli inquilini. Anche perchè la risposta, come detto, recita -500.000 euro, ma proprio ad essere ottimisti-ottimisti. Per ora non è allarme rosso, ma se il teorizzato “secondo sponsor”, che nelle intenzioni della presidenza FL è poi il Credito di Romagna di Giovanni Mercadini (con cui il canale è aperto, oltrechè per il mutuo di cui sopra, anche con la sponsorizzazione del Palafiera), non entrasse al più presto, la spia della riserva potrebbe accendersi molto presto. In caso, viceversa, di ingresso dell’istituto di credito cittadino – che a settembre non potè, per non meglio precisate motivazioni, siglare la partnership – arriverebbe una boccata d’ossigeno. Ma i dirigenti dell’ex-oratorio, chi più chi meno, sanno già di che morte dovranno morire. A marzo o a giugno cambia poco: sanno cioè che a breve toccherà tornare tragicamente a metter mano al blocchetto degli assegni. Perchè il conto delle ostriche e dello champagne sta per essere stampato: scontrino o ricevuta? Ora la domanda è: rimetteranno mano al portafogli? E, se lo faranno, sarà l’ultima volta che lo fanno? E se è l’ultima volta che lo fanno, da dove ripartirà la FulgorLibertas nel 2013/14?
Lunedi prossimo, 7 gennaio. Per le 18:00 Giorgio Grazioso ha indetto un consiglio societario. Ordine del giorno? Non meglio specificato: “comunicazioni del presidente”. Qualcuno in via Zuelli azzarda: “da un lato fa entrare il Credito di Romagna, dall’altro comunica le sue dimissioni e si sfila“. Insinuazione gratuita o siamo dentro agli intendimenti di Re Giorgio? Un dato è che già l’estate scorsa, scongiurato il peggio, Grazioso aveva tentato di uscire dall’occhio di bue, tentando di far incoronare sullo scranno più alto Raffaella Vignatelli di Luxury Living (che con un “No, grazie” aveva declinato). E un altro dato è che adesso, forse ancor più di allora, per Grazioso le condizioni per una exit-strategy di (apparente) successo ci sarebbero tutte: società riorganizzata con ottime professionalità, squadra in palla, basket forlivese mai così in alto da un quindicennio in qua, il grande gesto di uno sponsorone come enfatico regalo di addio alla piazza. E via, verso nuove avventure: e se il Municipio è forse inarrivabile, assalto alla Camera di Commercio, e alla peggio si va in America (“ho comperato la macchina apposta”). L’importante sarebbe “darsi”, prima che (marzo o giugno) il conto delle ostriche e champagne (di cui lui sa qualcosa) arrivi drammaticamente al tavolo e lo sorprenda a capotavola. E allora: insinuazione chiama domanda. Lascerebbe solo la presidenza rimanendo come socio? Cederebbe la sua quota contestualmente? Metterebbe in sequenza le due cose distanziandole di qualche mese per ammorbidire la ritirata?
Sempre lunedì 7 gennaio, in serata – e appena 3 ore dopo l’atteso consiglio – a LuneDiSport è annunciato Francesco Ferro, come detto “uomo-Grazioso” che di più non si può. Ma come? La squadra va a mille e come ospite mandano in tivù nella trasmissione ufficiale del club il ‘responsabile marketing’? Perchè lui e non un giocatore o il coach? Forse perchè all’ipotetico passo indietro di Grazioso potrebbe corrisponderne uno in avanti, magari in un ruolo operativo, proprio dello stesso Ferro? O semplicemente Francesco è l’uomo più adatto a spiegare (in modo possibilmente edulcorato e avvolgente) alla piazza quel che è successo un paio d’ore prima? Lo scopriremo solo ridendo…
Riccardo Girardi
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