Un piccolo tesoro nella banche provinciali. A fine novembre 2012 la somma depositata era di 7 miliardi e 888 milioni di euro. Il 10,1 per cento in più rispetto all’anno precedente. Il dato è contenuto nel rapporto sull’economia della Camera di commercio.
Le famiglie “consumatrici” hanno depositato circa il 72 per cento del totale facendo segnare un incremento del 13,8 per cento.
Dare una spiegazione non è facile soprattutto in considerazione del fatto che questa crescita è maturata in un periodo caratterizzato dalla riduzione del potere d’acquisto e della relativa spesa destinata ai consumi. Un contributo potrebbe essere venuto dall’obbligo di aprire un conto corrente per consentire l’accredito delle pensioni superiori ai mille euro.
Un’ulteriore spinta potrebbe essere venuta dalle politiche adottate dalle banche che hanno cercato di diffondere forme più appetibili come remunerazione barattandole con vincoli temporali alla riscossione. Non a caso le famiglie hanno ridotto i conti correnti del 5,5 per cento aumentando del 42,2 per cento le somme investite in buoni fruttiferi e certificati di deposito e del 541,1 per cento quelle di depositi con durata prestabilita.
Le società non finanziarie (in gran parte imprese private) hanno coperto circa il 17 per cento delle somme depositate facendo registrare una crescita del due per cento. In ambito regionale solo Ravenna ha fatto peggio.
Anche in questo caso è difficile dare un’esatta chiave di lettura. Lo scarso tono dei depositi delle imprese private potrebbe essere derivato dalla minore liquidità dovuta alla recessione, che secondo Prometeia – Unioncamere, ha colpito più pesantemente che altrove. Ma non è nemmeno da escludere un travaso verso altre forme di risparmio come sembrerebbe apparire dal forte aumento della raccolta indiretta di imprese e famiglie produttrici (+22,9 per cento a settembre).
Davide Buratti
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