La questione “clandestini”

Quando il leader dei leghisti grida allo scandalo e si lamenta che i “clandestini” (che tali non sono naturalmente, sono richiedenti asilo in quel momento) stanno in hotel a quattro stelle a non far niente non sempre mente, anche se il messaggio che fa passare è naturalmente del tutto erroneo. Ci sono infatti profughi accolti in hotel a quattro stelle, per esempio a Casola Valsenio. Ma costano esattamente quanto quelli ospitati in pensioni più modeste o in appartamenti. E non sempre sono i più fortunati, perché hotel a quattro stelle che partecipano ai bandi delle Prefetture o dei Comuni per poter accogliere persone a 30 euro al giorno vitto incluso di solito non si trovano in località particolarmente ambite dai turisti. E soprattutto non è automatico che offrano ai richiedenti asilo un’accoglienza migliore. Tutto dipende. È bene infatti sapere che da quando il sempre benemerito progetto Sprar (quello nato appositamente per accogliere richiedenti asilo e rifugiati, strutturato sui territori, gestito attraverso i Comuni che in genere lo affidano a cooperative competenti e preparate sul settore), pur potenziato, si è rivelato largamente insufficiente per accogliere le persone in arrivo (a Ravenna si parla di una copertura poco sopra il 10 percento) si è ricorsi a bandi che chiedevano in pratica a chi partecipava di avere a disposizione una struttura per vitto e alloggio e un’assistenza in termini di formazione alla lingua, assistenza psicologica e accompagnamento. Il tutto per un costo complessivo di 35 euro al giorno di cui 2,5 vanno direttamente al richiedente asilo, il resto a chi si prende cura di lui. Sono frequenti dunque i casi in cui pensioni o alberghi si siano uniti, nel bando, a cooperative o associazioni per lavorare insieme dividendosi più o meno la restante cifra così: 30 euro all’albergatore per tutto, 2,5 euro alla cooperative. Cifre che si vede bene difficilmente potranno davvero arricchire qualcuno. In compenso se spese e date a soggetti che poi davvero non svolgono il proprio lavoro come dovrebbero (e qualche caso c’è stato) rischiano di impoverire tutti. I costi previsti per l’Italia sono 800 milioni di euro nel 2015. Pensate che bello se fossero usati per far lavorare gente per bene e cooperative sane davvero.

Federica Angelini

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