Fondi per l’agricoltura: Romagna penalizzata in regione?

Soldi dalla Regione per l’agricoltura, sono i fondi europei del “Piano di sviluppo rurale”. Tanti, utili, ma dove vanno?

«In Romagna ci sentiamo penalizzati», fanno sapere dalla sede di Legacoop dopo che sono apparse le prime graduatorie sul sito della Regione. Sul piede di guerra soprattutto le cooperative braccianti, un mondo con 600 occupati e 13mila ettari coltivati, che lamenta di essere stato fatto fuori senza possibilità di appello. Su capitoli specifici, come l’agricoltura integrata, la pianura padana a nord del Reno la farebbe da padrona in tutte le classifiche.

«Il 42% delle risorse per la lotta integrata vanno a Ferrara, mentre a Ravenna nemmeno il 13%. Restano inoltre escluse la metà delle richieste delle imprese ravennati, mentre le domande degli altri territori sono soddisfatte quasi al 90%», dice il responsabile Agroalimentare di Legacoop Romagna, Stefano Patrizi.

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Il bando in questione è stato rimpolpato di recente con altri 20 milioni di euro, guarda caso dopo che Coldiretti aveva portato 5.000 agricoltori inferociti davanti agli uffici dell’assessore regionale Simona Caselli. Le letture politiche si sprecano, visto che a metà maggio ai braccianti romagnoli riuniti a Conselice l’assessore aveva praticamente escluso la possibilità di trovare risorse aggiuntive.

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Oltre ad essere uno schiaffo per chi si era fidato di questo orientamento, la vicenda ricorda il classico cane che si morde la coda. La domanda che molti si fanno è: da dove arriveranno tutti questi soldi in più?

«Ancora non si sa con certezza quali parti dello stesso PSR verranno ridimensionate nello sforzo di finanziare quanto sopra», dice Patrizi, che esplicita un timore. «Finiranno per essere sottratti fondi ad altre poste del PSR, mentre la necessità è anche quella di salvaguardare investimenti e filiere».

Con il bando investimenti alle porte, insomma, la Romagna mette un paletto. «Quello che è successo con l’operazione sull’agricoltura integrata e rischia ora di ripetersi con gli investimenti, non deve mai più accadere se si vuole mantenere l’attuale alto livello agronomico. Tutte le cooperative di conduzione sono state escluse, nonostante queste siano tra i soggetti precursori delle tecniche agricole ambientalmente sostenibili nel nostro territorio», dice Patrizi.

Il quale lancia un messaggio al presidente Stefano Bonaccini. «Apprezziamo la recente disponibilità a rafforzare la concertazione con le associazioni ma occorre al più presto metterla in pratica per non generare ulteriori squilibri e incomprensioni. Le decisioni siano prese in modo meditato, con un adeguato coinvolgimento delle parti sindacali e tenendo conto che partiamo da alcuni bandi fortemente squilibrati nei criteri di accesso».

I trattori per protestare li abbiamo anche noi, dice qualcuno con rabbia nelle campagne della “bassa”.

 

 

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