La casa editrice della famiglia Casalini ora pubblica una novantIna di testi all'anno. L'idea fu della moglie di Roberto. Il fondatore è l'autore del libro più venduto
Buon compleanno Ponte Vecchio. Domani (sabato uno aprile) la casa editrice della famiglia Casalini festeggia le nozze d’argento con l’editoria libraria. In programma un convegno alla Malatestiana (inizio alle 16,45). Elide Giordani guida la conversazione con gli autori Eraldo Baldini, Giuseppe Bellosi, Angelo Turchini e Marco Viroli. Ai presenti la casa editrice regalerà il volume “La Romagna del mito”.
La nascita del progetto editoriale, come scrive Claudia Rocchi sul Corriere Romagna, si deve all’intuizione di Lara Caporali, madre di Marzio e Luca e moglie di Roberto.
Per anni aveva osservato il marito curare dispense per prepararsi al concorso magistrale. Inoltre, la signora temeva pure che, uscito dalla giunta e da un’esperienza di politica attiva durata oltre venti anni, il marito potesse cadere in depressione. Per quello suggerì la casa editrice alla quale fu dato il nome “Il Ponte Vecchio”, in onore di uno dei simboli di Cesena, ma anche della zona (San Rocco) dove i Casalini vivono e lavorano.
Uno dei primi ad essere informato fu Piero Gallina, ex sindaco di Cesena del quale Casalini era stato assessore e con cui manteneva ottimi rapporti. Gallina lo sconsigliò ritenendo la decisione sbagliata.
Invece, per fortuna, Casalini non lo ha ascoltato. I primi volumi furono testi di preparazione ai concorsi per insegnanti. Adesso mediamente sono una novantIna i volumi pubblicati ogni anno. Si toccano i campi più disparati, ma con una particolare predilezione per la storia locale.
Al Corriere Romagna Marzio ha detto che, sostanzialmente, i 25 anni de “Il Ponte Vecchio” si dividono in due capitoli. Il primo fu la pubblicazione di storie cittadine di dodici comuni romagnoli, rivolte alle scuole dell’obbligo. La seconda fu la collana sulle Signorie romagnole. Adesso è cominciata la terza ed è quella dei misteri.
Il libro più venduto è “Il pataca, un eroe romagnolo” scritto da Roberto con lo pseudonimo di Aristarco, cui seguì “Che vigliacaz de rumagnol spudè”. Molto bene sono andati anche “Siamo tutti italiani, ma solo noi romagnoli” di Alessandro Savelli e “Il sogno di Doro” di Efrem Satanassi.
Adesso la casa editrice è guidata da Marzio. Ma Roberto non è andato in pensione. È sempre protagonista di primo piano sia come editore che come autore. È sempre sul pezzo. Mattina, pomeriggio e sera in mezzo ai suoi libri e ai suoi gatti, altro segno distintivo di una casa editrice che ritiene che le nozze d’argento siano un punto di partenza e non di arrivo.
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