La tassa di soggiorno e gli autogol

Con sempre maggior frequenza la lotta politica esagera e non si preoccupa del bene Comune. Ma non sempre il fine giustifica i mezzi. Si rischia di provocare danni all'immagine

Uno dei temi più dibattuti in questi giorni è la decisione del Comune di Cesenatico di introdurre (dall’autunno) la tassa di soggiorno. E, di conseguenza, la presa di posizione delle associazioni di categoria e delle opposizioni che ritengo profondamente sbagliate nei modi.

 

Ma procediamo per gradi. Io non sono come quel ministro che riteneva le tasse bellissime, ma le considero necessarie. Senza quelle non si farebbe niente. Ci sono situazioni in cui poi un inasprimento è fondamentale. È il caso di Cesenatico dove il sindaco, Matteo Gozzoli, ha preso in mano un Comune vicino alla bancarotta. Inoltre non ha certezze per quanto riguarda l’Imu dalle piattaforme. Quindi, qualcosa doveva fare.

Ha scelto la tassa di soggiorno. E, secondo me, ha fatto bene. Non credo che sia quella che allontanerà i turisti da Cesenatico. Se sarà di un euro al giorno e i ragazzini sotto i 14 anni (si potrebbe arrivare a 16) non pagheranno, per una famiglia significherebbe 14 euro a settimana. Non credo di sia qualcuno che non sceglierà Cesenatico per quello. Anche perché, oltretutto, la tassa è applicata praticamente in tutte le zone turistiche d’Italia e non solo.

Albergatori e associazioni hanno però protestato. Ci sta fa parte del gioco. Anche se non ha tutti i torti Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil, quando, su Facebook, li bacchetta e scrive che i problemi economici che toccano i Comuni non possono ricadere sui soliti noti, vorrei analizzare un altro aspetto del problema.

Sono completamente sbagliati i modi. Sento parlare di manifestazioni di piazza dove portare anche i turisti. Ma per favore. Lasciate perdere. Manifestare, in piena estate, davanti e con i turisti, per una scelta che li penalizza è la pubblicità più negativa che si possa fare di una località turistica. Quella sì che allontanerebbe i turisti. La prima cosa che mi viene in mente è il tipo che si evira per far rispetto alla moglie.

 

Ma non è un caso. Anzi, ormai trasformare la lotta politica in denigrazione della propria città è un male diffuso. Quante volte ho sentito “urlare” che Cesena era sporca e c’era l’incuria. Per che cosa? Per un po’ di visibilità.  A parte che non era vero, ma non si pensava al danno di immagine.

La battaglia politica è un’altra cosa. Non si devono fare sconti a chi governa. Bisogna essere anche duri. Ma il bene pubblico va sempre tutelato.

Ma non sempre il fine giustifica i mezzi. Esagerando si rischia di provocare gravissimi danni all’immagine.

Come, ad esempio, è successo a Roma. Stiamo parlando di fatti enormemente  più  gravi e che niente hanno a che vedere con le piccole beghe di casa nostra. Ma, anche in quel caso, mi ha molto colpito il fatto che la politica  se ne è fregata dell’immagine della città, che è il simbolo del paese, ed ha sparato ad alzo zero solo per i propri interessi.

E, pare proprio sia stato colpito anche Mattia Feltri, che ha dedicato il suo Buongiorno di oggi su La Stampa al processo su “Mafia capitale” che si è chiuso con pene pesanti, ma non riconoscendo la presenza di un sistema mafioso. Per questo il giornalista del quotidiano torinese non ha risparmiato critiche, anche pesanti, alla politica.

Questo l’ultimo capoverso del pezzo: l’indagine della procura di Roma, grazie soprattutto al solito, eterno, sfiancante uso politico delle inchieste, ha prodotto guasti irreparabili: tutti i partiti, la Lega e Fratelli d’Italia compresi, hanno chiesto lo scioglimento del Comune per mafia. Hanno impostato la campagna elettorale per la successione di Marino in nome della lotta alla mafia. Hanno ceduto all’estero l’immagine della loro capitale sequestrata per collusione dalla criminalità organizzata. Nessuno ha avuto l’orgoglio di difendere il decoro del Paese pur di non cedere un metro, e quando si è disposti a tanto, a calunniare il proprio Paese, e a preferire il bene di fazione che il bene di tutti, allora sì che si intravede qualcosa di somigliante al metodo mafioso.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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